domenica 5 maggio 2013

Deus Sol Afflictus - Il Canto del Sopore

Continuavo a sognarla tutte le notti.
Dal sogno, il dipinto dagli aurei risvolti
dava risalto al disegno di un'ineccepibile natura
d'un sorriso d'ineffabile avvenenza,
nelle forme e nelle caldissime sensazioni
del sole a primavera svelata.
La casa si spandeva di quella luce raggiante
cui le ombre si prestavano a favore alla vista,
notando definizioni, curvature e forme sinuose,
a far da guide nei percorsi,
tra i lucenti nastri dorati.
Lì nel tramonto
di sguardi e di gesti d'un'euritmia ottocentesca,
volgeva a riguardo una mano,
d'una movenza regale,
dall'intento divino, nell'atto divinatorio
dell'attimo d'intesa, tra due anime congiunte.
Lì nel connubio
la sublimazione del capo dorato
l'abbandono ad una sorte
sicura, confortata,
ad un abbraccio
più edotto sul ponderånte tesoro custodito.

Dal riso non nasceva parola,
né proferiva verbo,
eppure d'un discorso iridescente
si avvaleva la schiera dei miei fuochi,
fatto di quel silenzio loquace più di mille parole,
del mutismo di quei 4'33" che rendono grazia
ad un capolavoro d'altri tempi.
E' un suono assai assordante ma che rende ardenti
tutti quanti i sensi,
e che li orchestra in un solo istante
ad una convergenza totalizzante,
che da la forma ad un'immagine
dalla naturalezza d'un pleroma percettivo,
e dal tepore paradisiaco.

L'immagine muta è il mio posto,
con lui c'è la mia casa,
e con lei ci sono io,
con tutto ciò che una vita intera
può spingermi a cercare.
Si tratta d'un solo istante,
che come acqua a goccia s'espande,
forma un corso che arpiona il tempo
in uno scorrere di sensazioni
che si spingono oltre le dimensioni.
Il tempo s'arresta.
L'infinito fa presidio d'ogni forma e sostanza,
scelgo allora di assecondare la corrente
delle grida che si propagano nell'etere siffatto
di connessioni, legami, comunioni
con la sua voglia d'esser mia parte indissolubile,
ma in stesso luogo scindibile
nel prender parte alla pura contemplazione
del nostro essere due eoni e cosa una soltanto.
Si levano gentili i due spiriti,
e ad ogni arco
bramano complemento e contatto,
e là dove forte è il sentore
dell'anima solitaria,
si abbandonano e si ritrovano nel perdersi l'un l'altro,
in un palcoscenico di giochi e di parti,
in cui si alternano negli atti.

Nasce solo una musica
eseguita senza toni,
che s'accompagna alle scene oniriche
di un matrimonio dal battito irreale.
Resta solo un rimpianto,
d'un silenzio vero e puro,
in cui manca la tua voce,
il tuo sorriso,
il rendermi tuo soltanto,
ed in cui prendo atto del tempo
dissipato nelle ombre
di vecchi spettri del passato,
nella cui attesa straziante
prendo spiro dal vento
simulato alla neve
disciolta ormai sui i tetti,
e le scale di luoghi
le cui storie verranno in eterno
narrate ai passanti.