venerdì 28 giugno 2013

Le Tableau Parfait

Non vi è più triste sorte
di chi attende col cuore in mano.
Teso al filo dalla morte
innalza al tempo l'attributo di sovrano.
Scruta i fori della siepe
ogni dì, ricerca un segno invano.
Arranca i cumuli dalle crepe
e di sudicio riempie l'animo profano.

Pone dunque la domanda
di che il cuore duole e di che mal s'affanna,
Trova una risposta blanda
di un dolore che urge cura e che rimedio osanna.
Chiude gli occhi nel sopore
quasi a render giusto ciò che può definir condanna,
Prende atto dell'orrore
del voler gridare amore e del silenzio che l'animo si danna.

Guarda allora in fondo al cuore
sente il verbo ardere il rimpianto e dissolversi nel dolore.
Scorge in esso un puro amore
per colei che ha perduto in un tramonto assai incolore.
Chiede atto del valore
d'un sentire che supera il supplizio ad ogni malore.
Esige un gesto di grande onore
un richiamo importånte di una scelta e un desiderio di congiungere tanto fervore.


martedì 18 giugno 2013

Il piccolo Fante devoto a Marte

Sto imparando a concepire la terra, gli elementi, il mondo paterno.
E' per te che ogni giorno è un travaglio asfissiånte, per esser ciò che voglio;
è ciò che devo fare per amarmi, ciò che richiede questo mondo.
Mi stai insegnando molto, più di quanto avresti mai potuto immaginare.
Mi state insegnando davvero tanto, anche a distanza di molti anni.
Sapevo che prima o poi sarebbe arrivato questo momento
di confronto e di passione con le mie anime passate.
Anche se questa è la fase embrionale, ed è soltanto la fase più nera dell'intero processo,
fa parte del sacrificio che bisogna compiere per risplendere in gloriosa sorte,
tutto, come un tempo.
Cavalcare un'era, puoi ben capire, non è facile.
Eppure è ciò che mi spetta, so che è il motivo per cui sono nato.
Perdonerai i lunghi silenzi, ma la mia penna non si prende più molta cura del proprio inchiostro.
Sono pochi i momenti in cui prender aria, il resto è travaglio per far proliferare i raccolti,
quelli della terra, quelli di cui ci si potrà nutrire, stavolta.
Il lavoro dei campi, lo sai, è molto impegnativo e sfaticante.
Prosciuga tutte le energie, ti porta a casa stravolto e quasi talvolta atrofizzato nei sentimenti,
perché pensi che tutto ciò per cui stai seminando potrebbe non vedere mai la luce più in là.

Oggi l'ho visto, sai?
Ce l'ho fatta, finalmente, è accaduto.
Mi ha chiamato, ma così forte da non rendersi conto che adesso potevo anche scorgere il suo viso.
Cosa ho visto? Ho visto tutto e niente da cui potessi discernere qualcos'altro.
Era fuoco, fuoco e fiamme!
E cercava qualcosa.. qualcuno, in preda all'ira, disperato, dannato.
In cuor mio, sapevo d'esser ciò che cercava, sfaldandosi
e trasmutando le sue braccia in catene fiammeggianti, ch'egli lasciava scorrere tra i fiumi della città.
Mi scorgeva appena, e potevo sentire il suo grido iracondo giungermi fino alle orecchie.
Era come un forte e severo richiamo per il mio corpo.
Eppure, qualcos'altro ancor più mi ha sconvolto..
Egli era più qualcun'altro, di cui già avevo visto corpo e animo, lo spirito.
Pareva la stessa persona, qualcuno disse che si trattava di due gemelli.
Io non so ancora se costui dicesse il vero..
So soltanto che sto imparando a conoscerlo, e a prendervi parte.
So che nel farlo sto perdendomi tra i fiumi di lava della sua strangolante escandescenza.
Non vedo più, da giorni, forse mesi. Né respiro.
Solo i fumi solfurei di quei luoghi così infestati di tanfo e catrame e ricoperti dai ciottoli ardenti.

Adesso ho capito che la sua era è giunta.
Sta cominciando il suo cammino, è pronta la sua marcia, ed io sto prendendo parte al nuovo inizio,
come lo schiavo che percorre il sentiero che lo porterà al suo eccidio.
Il padrone ha aperto gli occhi, ha risvegliato in sé la propria era.
E come ogni nuova era porterà stragi di mille corpi,
e non si sa che direzione deciderà di intraprendere.
So solo che Lui sa. Ed io con lui, qual è il mio destino.
Non mi resta che scoprilo, qualsiasi sia il prezzo.
Sento che, anche se volessi, non potrei privarmene, poiché Egli è parte di me.
Forse mio padre, forse mio fratello, forse qualcuno che venne definito
Re Sole, un tempo.

Il piccolo Fante devoto a Marte


<< Un profeta non è colui che predice in modo sensazionale cose a venire, ma un visionario che indaga sulla vita degli uomini e delle nazioni e sa come raccontare il tempo storico. Egli interpreta il destino dell'uomo nei termini del suo passato, e richiama gli uomini all'azione, oppure li esorta alla pazienza, poiché vedendo le cause spirituali al di là degli effetti temporali sa quando è giunta la pienezza del tempo >>

sabato 1 giugno 2013

Il paese del silenzio e dell'oscurità

Il caos primordiale:
il silenzio, l'affanno,
il largo respiro.
Il fremito inarrestabile:
spasmi, dolore,
le mie gambe.

S'acuisce il petto,
estorce il respiro,
preannuncia l'implosione.
La fuga,
il tentativo superbo,
sfuggire al destino.
La prigionia
quell'attimo supremo
sull'anima mia sconfitta.
E il morire,
esaurendosi, contorto
a richiamo del rifugio fetale.
Ricomincia ad ogni episodio
narra la caduta,
e da capo esegue il proprio cerchio.

Poi si spegne,
e spegne con sé la vita,
lasciando solo un velo opaco ed insapore.
S'accresce il terrore,
l'angoscia
giunge la paralisi.
L'unica certezza
la scintilla,
è la solitudine:
enorme,
forte,
devastante.

La cecità dei sensi.
L'esplosione,
violenta,
assorbe in sé
ogni fatica.
Annega
in una scarica elettrica
indomabile.
La più grande calamità
giunge e fa
strage di innocenza.

Non c'è via d'uscita.
La paura prende forma viva quando l'Anima progetta il proprio omicidio.