giovedì 20 novembre 2014

A Torinó Kutya

Tenere i piedi saldi in alcun posto,
questo navigare
è il mio sadico racconto.
Sospeso in torrioni,
tra le funi,
dalle stanze più buie s'offuscano i vetri;
non è più vero ciò che osservo.
L'infausta creazione di un mondo che non ha più confini, 
né termini fragili,
in cui sia possibile affossare alcun appoggio.
Sì ch'ogni parte non m'appartenga,
che conceda alla vista
soltanto margini più stretti;
nulla è più ciò che mi circonda.
Muovendomi senza le redini
disperdo le parti,
in quanto vittima sacrificale,
mi offro alla stregua
di un più congegnato incrocio,
mi spengo,
mi lascio affondare tra i machiavellici risvolti di questo insano frutto.
Come in una zattera,
in un continuo spostarsi, sempre più in là...
Mi arrendo con malinconia
alla gioia più cupa,
conscio d'aver perso la geografia d'ogni posto;
è così che attendo solerte
l'arrivo d'ogni luogo in cui sia concesso respirare
per poi raccogliere il fiato.
È un tuffo nel vacuo,
intenso,
intriso in un flusso che circonda ogni mio arto,
si beffa di me,
mi lascia vuoto e senza fluidi che possano scioglierne il pianto.

Un involucro vuoto
così che tutto lo attraversi.
Né difese, né comandi,
tutto scorre attraverso.
Si trascinano le parti
esterne, vuote, senza meta,
spogliate d'ogni patria d'appartenenza.
Riaffiorano visioni dove ogni soggetto è terzo,
è a parte, mai parte,
e non si placa l'oceano ora privo di consistenza.
L'una regola è tale
e di lei è untuoso ossequio e riverenza.
D'essa, gli arti si muovono ad arte,
là sotto, laddove sommersa è la vista,
un demiurgo stringe le sorti,
si muove in disparte,
le intinge della più florida indifferenza.
Di una platea vuota
non si nutrono le gesta del burattino,
il burattinaio,
egli osserva, sommesso e silente,
attende il via del commediante.
Come un tempio, lo spettacolo è in silenzio:
gli attori, il drammaturgo,
il commediante,
finanche colui che stende il velo,
attendono inermi che il tempo s'addormenti,
così che l'attimo s'addensi,
e che qualcuno, fiducioso, si affretti a passare;
e nello sporgersi per le strade,
tra i convenevoli appariscenti,
si chiudono in osservanza
dove i sensi rattrappiscono.
Colui che attratto s'avvede a scrutar dentro
si porta in cerca di un significato,
vi trova polvere e catrame,
in cerchio
avvolte da un violento respirare.

Nessuno è in casa adesso, nessuno è al proprio posto.