venerdì 23 novembre 2012

The Ouroboros Is Broken

La mente umana è perversa. Per propria natura.

Forse è dovuto allo sviluppo della coscienza, del fatto d'esser consapevoli di vivere..
Ma sta di fatto che l'essere umano è per definizione perverso.
O che comunque la perversione fa parte della sua mente, con un buon livello di propulsione e forza libidica.

La dimostrazione più facile è riscontrabile nella vita di tutti i giorni.
Spesso e volentieri questa perversione sfocia nelle più svariate maniere e versioni, tra l'altro ben camuffate se necessario.
E' riscontrabile ad esempio nelle relazioni, o nel semplice "legarsi" alle cose che ci circondano.
E' un po' il famoso effetto droga che si ha sulle cose, o beh, ovviamente sulle droghe.
Ma in un certo qual modo tutte le cose, chi più, chi meno, fanno sfociare questa perversione, che, in sostanza, per la gran parte delle volte, è l'incarnazione di un puro atto di sano autolesionismo.
Ebbene si, questa perversione è del tutto e spensieratamente masochistica.
Se no, del resto, trattandosi in genere di cose positive a cui si cerca di tendere, non sarebbe tale attività definibile come perversa.

Di "Perverso" il mio fido dizionario etimologico online (*http://www.etimo.it/?term=perverso&find=Cerca") mi da "..lat. Pervèrsus che propr. è part. pass. di Pervèrtere: rovesciare, travolgere e fig. corrompere..".
E in fondo questa definizione quadra con la figura sopra indicata, di qualcosa che, ogni volta che si provi a tendere verso ciò che può creare beneficio, devia immediatamente la curva del "bene" in maniera opposta e parallela verso ciò che può indurre del "male".
Ciò avviene in ogni circostanza, in ogni tentativo di legame, o semplicemente approccio alle cose che si desiderano, alle cose che ci circondano. Avviene sempre in sostanza.
Basti pensare a tutte le illusioni che nascono ogni qualvolta si provi a stare con qualcuno e che ogni volta si palesano quando quel "stare con qualcuno" volge al termine.
Tutte le volte che ci si aprono gli occhi da quella patina meravigliosa che ci propone solo sogni e versioni dorate di ciò che è l'altro, di ciò che ci circonda in quei momenti con l'altro, e di ciò che è la nostra vita attualmente con l'altro, nonostante magari tante volte si è giunti al punto che ci si sente solamente prigionieri altrui e nient'altro che schiavi dei propri sentimenti.
Mi riferisco proprio a quegli attimi, quei microsecondi, che ogni volta prendono il sopravvento su tutto, nel momento topico in cui si è finalmente pronti con i bei discorsi e le frasi preparate a puntino per affrontare il nostro destino, attimi e microsecondi in cui tutto ciò che si è preparato, pensato e sofferto nei (magari) mesi precedenti, scompare... e lascia spazio solo a immagini di cose o persone a cui non è possibile assolutamente rinunciare.
Quell'esplodere di dopamina che praticamente divora il cervello, e ci spinge a volerne ancora di più e sognare che tutto ciò di cui si è "goduto" fino ad allora possa non smettere mai.

Sognare, non curanti, ovviamente, del fatto che, tutto ciò di cui s'è "goduto" fino ad allora, è da altrettanti mesi che non viene più alla luce.. ma lascia spazio, nei fatti, quelli reali, solo a tanta merda.

E allora perchè? Perchè se ogni qualvolta si impara la lezione, ogni qualvolta si riconosce che ci si sta solo pigliando per il culo, ogni qualvolta si riesce addirittura ad illuminarcisi sul fatto che tutto ciò a cui teniamo e che amiamo in quei momenti, non sono altro che proiezioni inconsce e totalmente endogene di ciò che noi vogliamo vedere di quella determinata cosa/rapporto/relazione, non si riesce mai a resistere a quegli attimi, quei "microsecondi" così densi?

Penso che la risposta sia proprio questa perversione autolesionistica.
Questa perversione e amore perverso della distruzione.
Amore per le cose che si degradano, si afflosciano, si decompongono.
C'è in ognuno di noi una (probabile) innata perversione per la morte e il decadere delle cose.
I media questo l'hanno capito bene, dato che ci propinano ogni giorno spettacoli sempre nuovi da adulare dalla perfetta comodità delle nostre poltrone.
Spettacoli che parlano di morti, massacri, suicidi, crisi, decadenze, paure, terrori, problemi, e, insomma, chi più ne ha più ne metta.
Però hanno ben centrato il punto. Ci nutrono in maniera piena e soddisfacente. Non c'è che dire.
Ma al di là dell'effetto globale e mediatico, c'è proprio una passione interiore per ciò che muore e che fa star male, ma ancor di più c'è una passione e un amore interiore per ciò che fa star male in particolare noi. Noi stessi.
Siamo così affezionati ed amanti di questa sensazione, di questo concetto anche, che non possiamo farne a meno.
E siamo così furbi, ingenui ed imbarazzati da questo concetto che siamo altrettanto abili a nasconderlo e a farlo passare sottopelle, in modo che risulti totalmente invisibile all'occhio intellettivo che determina alla luce il concetto che abbiamo di noi stessi.

E' una mistura perfetta. Pensandoci.
E' una mistura geniale, degna del più elevato demonio, devo dire.
Un fiume di perversione bollente, mascherato da una castità appannante che ci rende totalmente ignari di tutto ciò che avviene realmente dentro di noi e a nostro discapito ogni volta.

Eppure, il simpatico demonio, ha saputo pensare pure oltre!
S'è reso conto che comunque qualcuno avrebbe potuto sentire il puzzo che questa perversione, alla lunga, col suo scorrere, possa lasciare in giro, avrebbe potuto seguire la scia bavosa e sanguinante che si porta con sé, s'è ben accorto di rendere insospettabile e camuffare alla perfezione questo scorrere perverso e autolesionista a tal punto da nasconderlo al nostro occhio interiore, anche quando l'altrui persona riesca con gran audacia a farcelo notare!
Incredibile! Portentoso! Geniale!

Mi rendo conto allora, alla luce di tutto ciò, che deve trattarsi proprio di una caratteristica innata così ben radicata, che il bel demonio in questione solo in questa maniera abbia potuto incastrarla alla perfezione.
Dev'essere in sostanza qualcosa che, molto semplicemente, permea l'essere umano da dentro.
Un qualcosa che lo forma all'interno.
Un qualcosa di così portante e fondamentale d'essere paragonata a tutti i restanti lati caratteriali e fisici che vengono normalmente alla luce di cui tutti noi siamo al corrente.
Un qualcosa che, in sostanza, fa parte dell'uomo, della sua vita e che prende il ruolo di quella cosa della vita atta (e quindi UTILE) a farsi semplicemente del male. E' così, in sostanza, non c'è scampo.
Amiamo ucciderci lentamente. Amiamo soffrire e star male.

Ci si potrebbe soffermare e dibattere su questioni di educazione esclusiva riguardante la società occidentale o meno.. ma non ritengo sia questa la sede adatta.

Preferisco concentrare le forze sul tentare di concepire allora, vista la portante utilità di una tale funzione vitale, la funzione in cui si dirama e da cui deriva questo principio.

In sostanza penso che si tratti di un'intensa voglia di essere accuditi.
Di star male, soffrire, sentire le pene dell'inferno ed attendere realmente, con ardore, il momento in cui verremo ripescati e ricondotti con sane e calde cure sulla retta via dal nostro Salvatore di turno.
Ovviamente la parte del Salvatore non è mai endogena. In teoria lo sarebbe, ma forse qui entrano in gioco quei meccanismi educativi occidentali sopraccennati che, fanno di tutto per esternarla dal proprio contesto.
Dunque allora per la maggior parte dei casi, ci rimane soltanto una speranza di salvezza esterna.
Si tratta ovviamente, per la precisione, di una speranza, anche questa, totalmente inconscia.
Noi, consciamente, si è troppo concentrati sul lamentarsi e cercare soluzioni illusorie piuttosto.
Il resto del lavoro lo fanno i "sensi" e le pulsioni interne inconsce.
Sono loro che spesso ci guidano, come esemplificato più in alto in quei "microattimi".

E allora cos'è questo Salvatore?
Perché è così tanto necessario?

Il Salvatore può essere in realtà qualsiasi cosa.
Un Dio acquisito, un Dio rivelato, un Dio indotto per educazione, o semplicemente una cosa, una passione, un animale, o ancora ancora più semplicemente una persona.
Una persona che amiamo, una persona che ci è vicina.
Scavando a fondo nello scorrere personale degli eventi, in realtà, ci si rende conto che,  fondamentalmente, il salvatore, in genere, corrisponde con due figure ben delineate, ognuna con il suo ruolo per altro:
i propri genitori.
La verità più profonda è questa.
E' come se fossimo dei perenni bambini che hanno ancora il terrore intriso nelle cellule del corpo di muovere "da soli" i primi passi verso la vita.
E' come se sto continuo lamentarsi, o prima ancora, soprattutto, generare autolesionismo, sia sintomo di cure e accudimenti mancati (probabilmente negli anni più sensibili dell'infanzia) da parte dei nostri genitori.
Sono mancanze (o eccessi in alcuni casi) che ci portiamo poi per sempre, per tutta la vita.
Ce li portiamo dietro, per lo meno, finché non decidiamo con gran coraggio di liberarcene.
Finché non decidiamo con gran forza di volontà di rompere il cerchio che si viene ogni qualvolta a creare, in tutte le circostanze sopracitate.. cioè praticamente sempre.
Sono mancanze, quindi tendenze autolesionistiche, quindi lamentele (in cerca di accudimento genitoriale) che riempiono le nostre vite (talvolta l'accudimento ricercato viene impersonato dai sogni e le illusioni inscenate nei rapporti), ma che in realtà le svuotano.. le svuotano di cose, di tante cose, che potrebbero avere un impatto molto più realistico sulla nostra personalità.

Mi rendo conto che la perversione autolesionistica sia dunque potenzialmente inutile.
La sua funzione sarà innata, sarà endogena, ma qualcosa mi fa sospettare che forse forse, sotto sotto, sia semplicemente "indotta".
A questo, a dir la verità, non riesco, né posso, ancora rispondere.
Ma allo stesso tempo mi rendo semplicemente conto che i dati a mia disposizione indicano il fatto che viviamo in una società piena di stimoli del genere.
Ogni cosa che ci circonda è così ed ognuna delle nostre vite, nel suo evolversi, è così.
Ad ognuno di noi si palesano mancanze o lamentele. Ognuno di noi tende a farsi del male prendendosi semplicemente in giro, o addirittura rendendo concreti gli effetti negativi talvolta.

La verità, io penso, è che il cerchio si possa rompere. Ma che in fondo, per ciò che c'è dato vivere oggi, non sia un lavoro così immediato e semplice.



mercoledì 21 novembre 2012

Epistolario Sacro: Nigredo

Ci sono parole che pesano come macigni.
Ci sono lame che tagliano come parole.


Tutto quanto è immobile, indissolubile e si fa sempre più soffocante.
Ma è un soffocare audace, totalmente invisibile, scorre lento e profuma di rosa.

Lo percepisci solo dall'alto, senti il suo alito, senti il suo carico, senti come la lama trafigge piano piano il tuo costato.

E non puoi fare altro che restare immobile. Consapevole che se ti sposti, tutto ciò che ti è dovuto reggere con tanta fatica, crolla in un batter d'occhio.. e non ti restano che briciole.

L'anima si ferma, di notte. L'anima, in quei momenti, fa in modo che pure il sole più splendente acquisti il fascino lunare, notturno, della quiete e del lento scorrere delle stelle lungo il cielo scuro.
L'anima riserva da sempre un gran debole per il fascino della notte. Si lascia ammaliare, si lascia conquistare, dalla bellezza di una dama così incantevole, fatta di luccichii e luci impercettibili che acquistano ancor più valore, in un contesto così oscuro.

Ma son luccichii che costano, son luci che pesano, son tesori che feriscono.

Eppure, quando trovi il coraggio e la forza di volgere l'occhio al sole, percepisci tutto il loro valore.
Capisci che tutto ciò che hai speso, tutto il sangue che hai perduto, durante la notte, è valso davvero il brutto prezzo che hai dovuto pagare.

La notte, coi suoi luccichii, rivela tutte le tue paure.
Queste vengono riflesse da ogni stella che abita nel cielo, ed è facile vederle proiettate li sulla luna. Si rispecchiano su di essa e ti si pongono davanti gli occhi, li dove non ti è possibile fuggire.

E la luna è li, che ti osserva e ti mostra ciò di cui hai tanto timore. E' impossibile sfuggirle.
Da qualunque parte osservi il cielo, riesci a scorgerla e con essa tutto ciò che ti porti dentro.


La luna è li. Ti guarda, ma non ti sfiora nemmeno.
E' conscia della propria bellezza e del proprio tesoro.
E non è mai disposta a cedere il passo.
Resta li, immobile, così che tu possa sempre osservarla, ma non cede mai a lusinga, non allunga mai carezza, non tende mai una mano.
Lei è li, per svolgere il suo ruolo, per assolvere il proprio compito.


E resti dunque disarmato. Resti solo, sconfitto e inginocchiato al suo cospetto.
Resti ammaliato dalla verità che si presenta con ardore e con gran zelo.
E non puoi far altro che seguire il tuo corso. A nulla vale ogni tua piccola reazione.

Devi scegliere e seguire il tuo sguardo. Non c'è altro.

La notte ruba il fiato, come un'ondina che pende all'amo e porta con se ogni tua certezza.
Ti lascia nel suo spargersi infinito, di un mondo fatto di tante bellezze inafferrabili.
Lei è la tua prigione, ma di una prigionia seducente.

La notte giunge avvolgente, e io non posso far altro che assolvere al mio dovere.

Muovo il passo e falcio ogni desiderio.

giovedì 15 novembre 2012

Coro degli Angeli: Dioniso

"In quei momenti, quando sei così, la differenza tra la vita e la morte non esiste.
 In quei momenti, quando sei così, hai capito."

"Perdi troppo tempo in chiacchiere. Fai. Corri. Muoviti.
 ..Muori."

domenica 4 novembre 2012

Coro degli Angeli: Il Vecchio

"Te ne stai tutto il tempo lì rantolante a fissare sempre lo stesso paesaggio da quella maledetta finestra!
Quand'è che ti deciderai ad uscire, a prendere una vera boccata d'aria, per una buona volta?"

"..Io?... Io.. non sono fatto per queste cose..."

"Vedi? Continui a prendere in giro te stesso. Dormi. Continui a dormire ad occhi aperti e neanche te ne accorgi!"

"Sono ormai vecchio. Forse è il giusto sonno che mi spetta. Forse è il giusto sonno che finalmente attendo."

"Vecchio? Ah ah! La tua vecchiaia è ingegnosa.. reduce di quanto esalino le tue paure!
Per te è tutto un gioco. Non fai altro che prendere in giro te stesso e ne trai puro godimento.
Nel lamentartene però. E' un gioco di parti. Non lo vedi?
Sei tu che ti tormenti!"

"Parti?... Quali?... Quali parti?
Io... Io sono.. No. Sono solo stanco. Devo sedermi."

"Beh dormi. Dormi vecchiaccio. Quasi mi vergogno di una cosi stretta parentela.
Sappi però, prima che ti si presenti il tuo sonnellino... te lo voglio rovinare:
sei un vecchio cialtrone! ..ecco cosa sei.
Non dovrei esser io a dirti questo. Lo sai. Potrei chiamarlo. Potrei chiamare lui. Il padrone."

"Padrone!??!... NO! Il padrone no. Sta buono giovine rampollo! Pensa alle tue fatiche. Pensa ai tuoi mestieri.
Non intaccare la mia vita già dolente di per sé! Non è tuo compito. Pensa alle tue faccende.. che a me.... a me.. a me ci bado io..."

"Tu? Badare a te stesso? Ah ah! Potrei ridere un giorno intero su quanto affermi.
E' proprio questo il tuo diletto. Il non voler mai badare a te stesso. Hai raggiunto una certa età, è innegabile. Ma hai trascorso una vita intera attendendo la vecchiaia come fosse il più grande dono della tua esistenza.. questo lo so. Mel ha detto mio padre.
E adesso? Adesso che ti vedo, adesso che il tuo grande momento è giunto.. cosa fai?
Piangi.
E se non riesci a sopportare le tue lacrime tutto il giorno, allora vai a dormire. E dormi, dormi sonni davvero profondi, ricchi di sogni e sfumature che quasi cancellano la tua realtà.
E' questo vivere?
Io non voglio più emetter giudizio. Credo sia stancante persino per una testa così attiva come la mia.
Penso che starò davvero attento ai MIEI di affari! Quelli si che sono davvero importanti. Quelli si, che sono reali.
Ti lascerò così. Nella tua pace, nella tua tanto amata e agognante quiete. Nel tuo sguazzare in questo profondo dolore..
Un dolore di un vecchio, un vecchio che di vecchiaia vuol perire.
Un vecchio che ha sempre voluto esser vecchio.. furbo! Convinto che questa scappatoia potesse alleviargli il fardello donato dal pensiero della morte.. ma stolto nel non rendersi conto che questa lunga esperienza onirica gli stesse privando ogni singolo istante fatto per vivere la realtà.
E' questo che tu vuoi?
Bene. Fa pure. Io corro a sentire l'odore dei campi e delle belle donne.
Notte vecchiaccio"

"Non riesci mai a capire, giovincello... il peso.. il peso dell'esistenza.. il peso.. quello m'appartiene.
Quello occupa le mie ore.. non riesci proprio a capire."

Epistolario Sacro: L'Eroe

Certe volte mi maschero dell'eroe che non sono. Non so perché faccio così..
Sento talvolta come se ci fosse un altro me a prender parte delle mie pulsioni.
Fosse per me, io, me ne starei qui buono e calmo. Cercherei di ammirare ogni secondo di ciò che mi scorre davanti...
E' bello. E' bello si. E' bello ammirare, è bello guardare, è bello godere di ogni frazione e microparte di ciò che mi passa davanti agli occhi.
E' bello, è bellissimo sentire poi ognuna di queste parti ribollire all'interno di ogni cellula del mio corpo.
Tutto ciò allunga gli istanti, è come se avessi d'un tratto inventato la ricetta per l'immortalità.
E' tutto così infinito. Interminabile.
Tempo e spazio poco importano. Io sono vivo. Mi sento vivo. Dentro.
Ammirare è bello.
Godere dell'ammirare è bello.

Il mondo non è fatto per ammirare. Ne per goderne.
A mio malgrado tento ogni giorno d'accettarlo. Ma non vi riesco.
Io sono un debole. Non ho la stoffa dell'eroe, di cui tanto mi si investe.
Io porto con me una croce. Porto con me una piaga.
E' come una ferita sempre aperta. Basta pressare e sento nuovamente pieno, pienissimo tutto il dolore e la sofferenza umana.. come se la ferita fosse stata appena squarciata.

Eppure ogni cosa è così bella. Figuriamoci quando accadono le cose belle.
Starei ore e ore ed ore a guardarle.. e a dir loro quanto siano belle.
E' una sensazione che mi appaga. Contemplarlo.
Contemplare le cose belle, me le fa apparire belle ogni volta che le guardo.
Basta che distolga lo sguardo un attimo, le riguardo.. ed ecco!.... che Meraviglia!

Il mondo però non vuole questo.
Il mondo vede tutto ciò come noia. Come un'ossessiva tendenza della vecchiaia..
Cosa ci posso fare io.. sono solo un vecchio. Un debole vecchio, stanco e senza forze.
Un debole vecchio che forze per vivere non ne ha mai avute a dir la verità.

Eppure s'è trascinato avanti tutta la vita il più grande dei tesori.
L'amore.
L'amore per la bellezza.
L'amore per la bellezza di tutte le cose.
Questo dono ha fatto di me la fonte più importante di tutte le cose. L'essenza stessa delle cose. Del motivo per cui valga la pena di viverle, le cose.
Eppure questo non basta loro.
Loro mi guardano. Loro mi offendono. Pensano che non abbia stoffa. Loro vogliono un'altra stoffa.
Quella che io posseggo, per quanto preziosissima, non basta.

Io vivo di questo. Possiedo poco. Molto poco. Ma è un poco che realmente mi arricchisce.
C'è chi ci vede miseria in tutto ciò.. io penso che la miseria sia il mio tesoro più nascosto.

Forse è l'unica cosa che mi distrae dal lento ed inesorabile scorrere del tempo sulla mia pelle.


                                                                                                                                                                     Caspar

giovedì 1 novembre 2012

Il Bosone di Finocolano

Il Bosone di Higgs. Finalmente.

Lo stavamo tutti aspettando con trepidazione...!
Adesso noi compari della fisica standard siamo al completo.

No io in realtà ho sempre tifato per gli avversari.
Questa affermazione, tra l'altro, potrebbe lasciare intendere una miriade di cose tra il filosofico e il freudiano.. ma eviterei di dilungarmi.
Molto più semplicemente ho sempre tifato per la compagine della fisica quantistica.
Li vedo più pronti, più preparati in "materia". Talvolta mi sembrano proprio ovunque e nello stesso istante.. addirittura.
Mi sembra insomma che abbiano capito un po tutto della vita. O quantomeno che abbiamo una buona probabilità di farlo.
Non voglio fare un trattato di fisica, anche perché comunque non sarebbe assolutamente mia competenza.
E nonostante qualcuno possa ovviamente controbattere che neanche scrivere poesiole o racconti infruttuosi sia "mia competenza", stavolta posso tranquillamente dire di dover cedere e riconsegnare le armi a chi di dovere in questo campo.

Il bosone di Higgs ordunque, voglio trattarlo in maniera personale.
Poiché penso che ognuno di noi abbia un proprio bosone di Higgs.
Poi se ti chiami Piero o Marcello, avrai il bosone di Piero o di Marcello ovviamente.
Ma il punto è che ognuno di noi (a dire il vero ogni giorno) cerca un bosone su cui fondare tutte le cose che si pensano o si sperimentano e da cui si è, ogni volta, ovviamente sostenuti.
Ognuno di noi cerca insomma un bosone che possa dare alle cose un po di massa, che possa dare loro forma e peso e consistenza. Così che poi tutte le altre cose che si scoprano o si sperimentino in vita abbiano a loro volta un loro senso...
E in un certo modo possano accorparsi con tutte le altre scoperte scientifiche, così da formare un nostro modello personalissimo di "fisica standard".
Quel simpatico modello insomma, che ci fa dire chi siamo, cosa facciamo, cosa sono le cose, come la pensiamo, cos'è un po' tutta la nostra personalità volendo.
E, appunto, è poi lo stesso modello a cui ci si appende quando le cose vanno storte, o che si attua con interminabili coazioni a ripetere quando non si sa più cosa fare nelle situazioni più spiacevoli.

Forse i "reali" fisici moderni stanno facendo proprio questo. Chissà.
Forse è questa analisi del microcosmo che mi fa tifare per i compari quantistici, che del microcosmo sono davvero degli esperti professionisti.
In realtà, vi è da dire, che il mio tifo quantistico è lo stesso che do all'ateismo calzante che regna in me in questi ultimi anni.
Nel senso che mi rendo conto che la scelta più logica sia la soluzione agnostica.. ma mi piace rompere il cazzo e ripagare tutte le frustrazioni ricevute da anni di indottrinamento cattolico a quelli là.
Ecco, il modello standard lo vedo un po' come la religione cattolica. Ci si basa su cose ferme e statiche, che "sono così" e rispondono ad una logica del tempo che va dall'inizio fino alla morte. Come se ci fosse un punto x di inizio e un punto y di morte nelle cose.
La verità, giusto per autorispondermi alle critiche autosollevate, è che penso che "la verità" stia là in mezzo. In mezzo ai due modelli. Forse serve un secondo bosone di Higgs per metterli d'accordo però.
Ancora quello non è stato scoperto.

Ad ogni modo, io penso che lo stesso modello standard delle cose ferme e statiche lo utilizziamo noi tutti, ogni giorno, in tutte le cose che viviamo.
E infatti ogni giorno non facciamo altro che mettere in fila conoscenze, le quali vengono fuse alle nostre precedenti conoscenze, le quali formano, tramite queste, nuove conoscenze, secondo le quali regoliamo tutte le nuove conoscenze a venire.
E così via all'infinito.
Illusi e inconsciamente convinti che un giorno, dopo aver messo in conto tutto lo scibile umano, verremo a capo di tutta sta situazione. Un giorno scriveremo la parola fine su tutta sta faccenda.
Anzi no, proprio la parola "risolto".
Quale situazione? Quale faccenda? Beh la vita.

In realtà, ogni giorno, allo stesso modo, ci si rende conto che tutta la fila di conoscenze che si sono accumulate decadono, poiché tutto ciò che si è imparato e studiato, con grande sforzo e avidità, per rispondere alla perfezione a quella situazione x che sta per arrivare.. si trasforma magicamente in un tonfo... dato che la situazione x, si è stranamente presentata come situazione y!
E allora ci vediamo costretti, con gran rammarico e soprattutto frustrazione, a dire addio al nostro bel modello standard, ad inveire contro tutto e tutti ed, ovviamente, inveire a gran voce contro noi stessi.

Io voglio qui chiudere il mio saggio sui modelli standard personali quotidiani. Forse riscriverò in seguito, forse no. Non è questo il loco, né il momento in sostanza.

Questo post nasce perché voglio annunciare al mondo intero (ovvero a me, e forse qualche altro pazzo scellerato che legge questo blog) che io ho finalmente scoperto il MIO bosone di Higgs.
Alla fine è arrivato.
Sono servite parecchie ricerche e tante scelte di vita coraggiose.. ma mi è stato detto:

"Caro Lubbert, abbiamo qui il tuo caro bosone. Te l'abbiamo tenuto qui ben conservato al calduccio in attesa che tu arrivassi. Ed eccolo qui per te!"

Ebbene si. Era lui. Il mio modello standard è adesso completo.
Cos'è? Di cosa si tratta?
Andiamo con ordine.

Genetica e comportamenti cognitivi.
Era questa l'annosa questione iniziale.
Erano questi i due mondi che si scontravano.

Diatriba nata da una lunga e intensa discussione che si protraeva da anni in cui i due mondi erano sempre in collisione fra loro.
Da un lato la tesi a favore della genetica, del suo possedimento indiscutibile di tutte le decisioni riguardanti i comportamenti umani.
Dall'altro l'attività cognitiva cosciente, in grado di prendere decisioni qui e adesso. Decisioni proprie, vere e autentiche come tali.
C'è da dire che l'inesperienza del tempo poneva questi temi come a sé stanti e appunto "standardistici", in quanto ciascuno di essi possedeva di per sé validità assoluta.

Se la genetica, da un lato, portava con se forti tratti comportamentali (oltreché fisici ovviamente) riguardanti l'individuo, l'aspetto cognitivo-cosciente dell'individuo prometteva, dall'altro, un potere decisionale davvero invidiabile.
E allora? Chi aveva ragione?
Chi manipolava chi?
Chi prendeva realmente parte alle decisioni e alle scelte di ognuno di noi, nella vita di tutti i giorni?
Chi era, in sostanza, quello a cui dar conto, quando si assumeva con gran presunzione di aver ragione sulle varie questioni della vita?

Beh da un lato io, al tempo, sostenevo molto il lato cognitivo/razionale/analitico/cosciente.
Dall'altro veniva sostenuto il concetto che siamo solo animali, la coscienza fosse solo un'incidente, quasi un errore e che tutto ciò che guidava le nostre scelte fosse dovuto a reazioni biologiche.

Alla lunga, come di consueto del resto, le lunghe discussioni portarono la mente a chiarificarsi.
..e fu così che ebbi l'illuminazione, degna addirittura del buon Peter (Higgs, ndr), la quale nei fatti fu pur tale, dato che non avevo alcuna nozione neuroscientifica alle spalle, se non discorsi abbozzati dall'altro compare che mi sosteneva in queste diatribe sterili e dispendiose:
ci doveva essere da qualche parte un collegamento. Qualcosa doveva pur collegare 'ste due idee.. del resto, fanno entrambe parte della nostra vita. Chiaramente ci condizionano ogni giorno e soprattutto, presentano ognuna una versione dei fatti verosimilissima e inattaccabile.
Ordunque: devono per forza aver ragione entrambe!

E allora li mi venne il dubbio: non è che si sta semplicemente parlando della stessa cosa, ma con linguaggi e parole e termini, completamente diversi?
Notai al tempo, e affinai COL tempo, che codesta è una pratica assai diffusa, sia nella vita di tutti i giorni, sia nei conflitti più famosi o mai risolti nella storia dell'umanità.

Ebbene, da questa piccola domanda, proposi l'idea:
"..e se la genetica, scavando in fondo al concetto, non fosse altro che una catena di comportamenti umani che avessero posto le loro radici nel genoma degli individui, col tempo, e dunque totalmente modificabile e aperta, apertissima (!), ai comportamenti cognitivi umani relativi alle esperienze ogni giorno?"

Ora, so di aver scritto una cosa illeggibile. Ma il concetto in sostanza era:
Genetica = tendenze innate;
Tendenze innate = comportamenti innati;
Comportamenti innati = dunque, comportamenti.. quindi esperienze imparate cognitivamente (o meno) molto tempo fa e accumulate (come proprio ho descritto la pratica standard più in alto) col tempo;
Comportamenti = modi di ragionare, analizzare, intendere l'universo che ci circonda;

Dunque genetica data da un insieme di comportamenti che si cementificano nel tempo e che andavano dunque poi ad influenzare tutti i successivi nostri comportamenti futuri e quelli delle generazioni a venire ovviamente.
Dunque la genetica non era altro, in fondo, sotto quest'ultima analisi, che un insieme di comportamenti imparati nell'esperienza cosciente (e non) di tutti i giorni. Ma molto molto tempo fa.
Nient'altro.

Ma allora? Dove stava il trucco?
Com'è che questa spiegazione suonava ancora così storta nonostante tutto?

Beh la risposta è arrivata circa 2 anni dopo:

"I circuiti nervosi possono modificarsi in risposta all’esperienza.
Questa capacità si definisce plasticità neurale.

La plasticità è presente in tutto il SNC, ma in particolar modo a livello 

della corteccia cerebrale.
Senza di essa

•Il nostro cervello non si sarebbe sviluppato in maniera 
normale
•Il nostro comportamento sarebbe stereotipato ed 
immodificabile dall’esperienza
•Saremmo esseri senza memoria del passato"

Ed ecco che ogni pezzetto prende posto automaticamente nel puzzle.

Genetica = Comportamenti : Trasmissione elettrochimica = Esperienza.

Dunque ogni esperienza genera una trasmissione elettrochimica (una, si fa per dire... è roba da 100miliardi di neuroni), dunque ogni trasmissione elettrochimica genera un'esperienza.

Dunque ogni cosa che si pensa, o si analizza, o si vive cognitivamente, coscientemente, attivamente, razionalmente, e così via.. non è altro che un piccolo minuscolo tassello che trasforma la nostra plasticità neurale, che cambia forma e plasma letteralmente il cervello.
Dunque, si può facilmente immaginare cosa dev'essere successo lungo tutte queste migliaia di anni di evoluzione della vita.
Dunque si può, adesso, più semplicemente, mettere a posto l'idea che la genetica non va da nessuna parte senza l'attività psichica di quell'Io maledetto che spesso ci appare così ineffabile.
E dunque quel simpatico Io che tanto ci garba, deve molto di quello che pensa e che fa, e che ritiene esclusivamente suo e personale, a tratti caratteriali e tendenze già innate, dalle quali è assai difficile sfuggire.
Sono due mondi, due modelli se vogliamo, che si influenzano a vicenda e dunque inscindibili nel loro completarsi alla volta della realizzazione di tutto quello che è la realtà complessa che ci circonda.
Sono due mondi che ogni giorno creano e si creano a vicenda, e che non possono esistere senza coesistere in sostanza.

E' stato un giorno davvero trionfale per me.
Magari più in la concepirò di non aver capito un cazzo in realtà.
Ma per adesso lasciatemi sognare un attimino...



Questa non c'entra un cazzo, ma la sto canticchiando da una giornata intera e, dunque, anche durante la stesura di questo post:



Ho scritto "dunque" 13 volte.
Beccatevi pure questa voi e il vostro cazzo di modello standard: