giovedì 28 agosto 2014

Il Miracolo del Diniego

L'antefatto fu pertanto
ch'io nacqui sbagliato,
poiché, di fondo, io scelsi l'inferno
quale retta via capovolta, da cui concedermi il conforto.
Se precetto fu tale da rendermi comunque vano,
ecco allora che il concetto di cui avvalersi beatamente
fu rivolto, senza tregua, allo sguardo di un profano.



lunedì 4 agosto 2014

Obiezione di un Décadent

E' la disarmonia che crea la vita.
Ciò è indubbio.

Il mondo tende più al disequilibrio che al riequilibrio.
Così sono anche le forze, le parti, l'antimateria e la materia.
Se queste due collimassero e si disponessero in parti uguali, giungerebbero ad annichilimento.
Armonia vi è dunque, ma possibile soltanto dal disequilibrio.

E' ciò dunque altresì definibile come armonia?
A me pare sia più una sorta di stonatura che ha trovato in una nuova forma una propria armonia ed il proprio equilibrio.
Disequilibriamo forze, pur di poter provare di esistere.
L'universo stesso stravolge il giusto corso armonico dei versi, pur di poter provare che qualcosa sia tangibile.

Così come queste, anche l'esistenza umana è concepita secondo questo schema ben definito.
Ognuno è vittima ,ed allo stesso tempo causa, delle proprie sventure.
Tutti nasciamo vittime di ciò che è stato imposto noi, genitorialmente, culturalmente, socialmente.
E la stragran maggioranza degli individui è così adattata ad una tendenza generalmente discordante dal concetto d'equilibrio od armonia che si voglia.
I due non sono propriamente sinonimi,
eppur spesso si avvicinano nell'intento, a discapito del contesto, chiaramente.
Vi può essere armonia senza alcun equilibrio o vi può essere equilibrio senza alcuna armonia?

La risposta è soggettiva forse, in entrambi i casi.

Gli individui ordunque tendono in gran maggioranza al disequilibrio, alla disarmonia.
Né è testimonianza inoppugnabile la posizione orrifica in cui è giunta l'esistenza umana fino a questo punto.
Lo stato in cui la terra è lasciata poltrire è tutt'altro che armonico, questo è chiaro.
Lo stato in cui la società civile umana è lasciata poltrire, è tutt'altro che armonico, anche questo è chiaro.
Lo stato in cui l'essere umano stesso, l'individuo nella sua totalità, è lasciato poltrire, beh,
anche questo è chiaro, ed è anche una delle possibili cause che determinano tutte le altre.

Scegliamo tutti indubbiamente di perderci nell'oblio dove le parti non combaciano.
Attraverso un microscopio, quello dell'intelletto sia chiaro, è possibile poi concepire come questa scelta apparente sia in realtà dettata da altro.
Di come gli elementi sopraelencati, siano causa e concausa di questa ed altre scelte di cui non si è coscienti.
E di chi è allora la colpa?
Chi tende la freccia verso questo stabile stato in cui l'instabilità di un equilibrio precario, e talvolta mai raggiunto, fa da padrone indisturbato nel corso di tutta una vita intera?

Si tratta forse di una trappola ricorsiva in cui tutti siamo cascati senza che mai ci si rendesse conto.
Di un eterno ritorno in cui tutte le cose si presentano uguali come fonte e conseguenza.
Di una coazione a ripetere all'infinito della storia dell'umana amara sorte, volta verso la negazione di una libertà di una natura, che più volte ha chiesto appello per poter svolgere il proprio corso.
E chi scorge l'armonia e chi si fionda sull'equilibrio non è mai scorto abbastanza.
Viene messo al margine, al più etichettato come folle o non appropriato.
E' questa la storia della strana amara sorte, della vita umana e dell'attesa per la morte.

E' forse la morte la degna causa di tutto questo inumano addensarsi?
Sarebbe una soluzione troppo banale di per certo.
Eppure è la fiaccola che alimenta questa spirale della vergogna.

E' forse questo un modo per concedersi maggior spazio al suo posto?
Forse è l'ipotesi più plausibile.
Come se la morte fosse un equilibrio, e come se le parti la raggiungessero una volta combaciate.
Ecco fondersi la materia e l'antimateria calzante, e dal passo sempre fiero, verso il velo della morte.
E' un po' il simbolo dell'umana sorte.

Ecco dunque che il disequilibrio è la chiave per concedersi un lusso.
Nella disarmonia, nel perdersi, nel non ricordarsi del triste fato che vorrebbe non farci esistere.
in ciò vi è il lusso più grande che sia permesso.

E' quasi un errore si dice, se la materia si è formata.
Di certo in natura, gli errori non esistono,
ma forse dunque tutta la vita è un errore.

Ecco allora la chiave del mio disequilibrio,
c'è più verità in disarmonia che in armonia.
Secondo la più bieca vista, l'occhio vede più decadenza che sostanza.
E' la legge della maggioranza, della selezione.
Ed è assolutamente più che umana la cecità mentale.

Ecco allora tutta l'onestà della mia dissonanza,
se tocco il centro per dissolvermi
cerco la direzione opposta per sottrarmene beatamente,
e per concedermi il più estremo lusso che mi sia ancor più concesso:
perdersi nella decadenza,
giusto appena per poter "sentir" qualcosa.

a proposito di armonia..