sabato 9 novembre 2013

Cose dell'Altro Mondo

Cerchiamo in Te ciò che non possiamo essere.
Diveniamo in Te ciò che non potremo mai divenire.
E quando raggiungiamo, ancora increduli,
l'essere, il divenire,
è con ciò che il sogno svanisce.
L'idillio va in frantumi
e ci trascina ancora a chiederci chi siamo,
proprio quando la vita ci dimostra di aver ben compreso.
Eppure noi, ciechi, biechi e ottusi, ci rifugiamo in domande
che annichiliscono la comprensione, ostentando,
perdendoci,
e cullandoci in faziose sinecure punitive che in tondo sfociano invano.
E mentre lo scenario scorre in silenzio attendendoci pronti alla scena successiva,
poniamo il punto su futili questioni, che di reale consumano ben poco,
che fagocitano, sciupando, preziose apparizioni e irripetibili momenti
e che ci ammaliano spingendoci a desiderare di vivere di bramosie irrealizzabili.
Finché ecco che di nuovo crediamo in Te, che per l'occasione ti vesti del nuovo Te,
rinnovato e più impettito adesso, conscio degli errori passati e delle occasioni perdute,
di ciò che poteva esser fatto e di ciò che non si sarebbe dovuto mai fare.
Sfoggi in bella vista un puro e candido vestitino, più accorto, gentile, sfizioso,
un po' elegante, un po' più dedito a mettere in mostra la fermezza più sferzante.
Il nuovo mondo è fatto, ecco adesso tutto è pronto per fare un salto
nelle acque della disperazione, ritrovandoci ancora famelici e romanzanti,
nel bramare un sorso, un piccolo sorso, che possa permetterci
di perderci in un chimerico mondo sognante.
Ecco chi sei Tu, ecco cosa sei. Ora ti vedo bene!
Ecco tutto ciò che cerchiamo in fondo, in Te.
Cerchiamo noi stessi, cerchiamo i nostri fantasmi.
Cerchiamo ciò che non saremo mai.
Cerchiamo ciò che, in realtà, non vorremmo mai essere.
Ma essere noi stessi? Mai!
Perchè?
Perchè la paura di perderci è il male, poichè la paura di muoverci è il male,
poichè la paura di muoversi e perdere parti che andranno a male...
equivale a morire.
Lasciarsi andare alla morte, non è peccato mortale.
Lasciarsi andare alla vita, non è peccato mortale.
Affannarsi per non morire, si, è peccato mortale.
Affannarsi per non vivere, si, è peccato mortale.

Soltanto vivere la vita nella morte rende vita alla pretesa impudente di esser vivi.

L'Ideal

martedì 5 novembre 2013

V(u)oto di Devozione

È come un virus,
una morsa struggente,
sento il mio corpo decomporsi,
degradarsi, sbiadirsi, dilaniarsi,
in un insieme di frammenti dai legami infetti.
È il marcire della carne
e degli strati nervosi,
che pian piano si irrigidiscono
e si scompongono
lasciando spazio al caos più totale.
Una malattia,
ti divora l'anima,
divieni un condannato terminale.
Provi a ricomporti,
affannato nel ricucire i tessuti
adesso sconnessi,
affaticato nel seguire le mappe
delle vie nervose,
a ricongiungerne ogni pezzo che
lentamente sfugge via,
si distrugge,
e non rende neanche il tempo per rendersi conto.
Sei vuoto adesso?
Non ancora.
Sei nel pieno delle forze,
ma queste congiungono tutte, lentamente,
verso l'interno,
si concentrano per corrodere
là dove il corpo pullula di vasi sanguigni,
là dove è il centro di ogni pia decisione.
Si muore.
Si muore dall'interno,
di un implodere su ciò che più ti incanta.
Il desiderio di una vita intera
rende la vita stessa un calvario senza fine,
una tortura in cui si muore
una tortura in cui la morte non è altro che l'inizio di un intensa fine.
Guardi il tempo che passa,
conti i secondi che ti separano dall'infausto destino.
Cosa fare?
Muoversi adagio, sorprendersi a remare controcorrente.
E se ciò non accade?
Arrendersi e perdersi nei profumi della sfuggevole bellezza
d'un essenza mai destinata a durare troppo a lungo.
Perdersi in questo mare, che più ti muovi
più affiorano verità indissolubili;
inoppugnabili certezze,
si affinano stucchevoli lame,
pronte a concedersi
un fendente che lacera il costato.
Ti stendi in un mare pietoso
di decadenze mai misericordiose,
ti arrendi o' fiero cavaliere
all'unica verità certa
che fortifica la rocca e dona la forza all'intraprendenza:
vai avanti, sollevi la dama,
e del piombo più cupo
fai l'oro da sciogliere in bocca.