domenica 24 marzo 2013

I Colori della Passione

Il verde, non verde.
Si colora di blu.
Si spegne nel grigiore.
S'assottiglia nella tenue nebbiolina.
La luce fioca del mattino,
la luce fievole del tramonto.

E' il Mugnaio che con le sue pale
dà il via all'atto creatore.

E la stagione di mezzo,
nel suo fluire,
dona allo spettacolo quel rossore
quasi impercettibile,
ma così denso e vivo, dietro tutti gli altri colori.

Crea con ciò un misto di sfumature,
di connessure striate
dove un filo d'erba assume più colori
ed uno soltanto,
nel medesimo istante.

Tinge allora i suoi campi d'un immagine assai desolata,
pregna di solitudine e malinconia.
Li riempie di spazio.
Di senso del non essere,
che per propria definizione
è ben legato all'essere.

E' il senso del non esistere,
in un mondo in cui s'è condannati ad esistere.

Il Verde condanna i poveri campi
in questo limbo d'impercettibilità,
di disillusione,
di una continua, inesauribile tendenza
a prender atto dell'ingiusta sorte,
del loro essere incatenati.

E allora quel che resta ai lunghi prati,
ai paesaggi, agli alberi, alle boscose colline
è di estendersi oltre il sensibile,
oltre ciò che la percezione rende possibile,
alla ricerca continua ed estenuante
di ciò che, un giorno, possa finalmente
render loro il premio per cui anelano dall'alba dei tempi:
sentir scorrere i colori della passione tra le pieghe della loro vita.


La Sagrada Família

Penso che esser Madri di se stessi
significhi accettarsi in tutta la propria totalità,
per quello che si è in quel momento.

Penso che esser Padri di se stessi
significhi agire e seguire la via
per cambiare tutto quello che si è in quel momento.

13/07/11   PA   3 PM.

SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS

giovedì 21 marzo 2013

21 Marzo, Æquinoctium

E' quella scarica
folgorante
fulminea  
intensa
e mitigánte
che porta perfetto compimento all'estenuante ricerca
del lavoro di mille giornate.
Riempie ogni vuoto del giusto tassello,
di cui questa rappresenta l'ultimo
in ordine di grandezza ed importanza,
nonché successione,
di un assai intricato mosaico,
che talvolta la natura, l'animo, il mondo,
tesse servendosi di più elementi,
i quali, in maniera non del tutto casuale,
tendono a farsi riconoscere,
tra le spire che si intrecciano nell'opera aurea
della creazione.

In cerca di uno spazio.
Si schiodano percorsi,
di luoghi già conosciuti,
che una volta erano sacri.
Adesso il loro valore si riempie
di nuove verità, di essenze,
momenti unici,
ancor più veri di tanta crudeltà,
che l'etere a volte nasconde.

Nasce una casa.
Si edifica il tempio.
Si eleva lo spirito,
e si abbandona
alle danze delle driadi,
tra i canti delle silfidi,
in un luogo incantato in cui l'attimo si prolunga a tal punto
da volgere il suo percorso verso l'infinità dei monti,
là dove gli occhi bramano il poter assaporare
con fervore
ciò che la terra offre alla vista ed alla grazia dell'animo gentile,
in quei luoghi così sperduti.

Fatta la scena,
si smuove la tragedia,
va come i greci enunciavano da tempo
e chiude le tende sullo sciogliersi delle strade
che accompagnano la via al povero viandante senza dimora.
Ma prima che l'atto sia giunto al termine,
v'è spazio per l'ultimo fiato,
dell'invidia e dell'affannata ricerca,
cui la consapevolezza giunge a rimedio
spegnendo ogni sentenza,
ma la cui stessa nulla potendo su tale
Avvenenza
natura
trascorso
e verità dispiegata
di quell'attimo fugace e da me rapito,
si china il capo in segno di riverenza
per ciò che al tempo si poté definir amato.

"La Vostra Tomba è un'Ara"

lunedì 18 marzo 2013

Aletheia - Il Viaggio dello Spirito

Ogni notte io lo sento.

Lui mi parla. Mi racconta.
Delle avventure per cui è stato forgiato.
Si pronuncia con tono fiero e ardito
su ciò che l'universo ha tracciato per lui.
Sulla via che è già scritta,
lì, tra le stelle.
Non da qui, non volge sguardo al cielo.
Lui quella via l'ha già percorsa dice,
la percorre da allora ogni giorno.
Narra anche alcune storie,
alcune avventure già vissute..
in cui il suo scettro ha portato il peso di mille battaglie,
in cui la sua lama ha trafitto e attraversato
il cuore d'ogni anima che gli si è posta in fronte.
Si piega poi.
Si stringe al petto,
per tutte le volte che l'acciaio ha varcato il limite
di ciò che abbevera le vie del mondo.
A volte lo sento anche tuonare,
come un vecchio che oramai nessuno ascolta.
Racconta i conflitti, le infinite liti,
col suo più sincero fratello.
Di come s'è fatto scudo e armatura,
una volta,
per fronteggiarlo.
Di come da allora veste spesso questa infausta veste.
Dice del fratello come un tiranno,
che nei secoli ha usurpato via tutto il potere.
E del Regno non vi è rimasto molto.
Lui sa che l'amor fraterno è la vita che scorre in lui.
Lui sa che non v'è Uno senza l'altro.
Ma la grande guerra fra i Signori va avanti sin dalla prima era.
E quand'è pace, ecco che i frutti si fanno maturi.

Lui mi parla. Mi racconta.
Ogni notte narra il Viaggio dell'Eroe.
L'Eroe sa, dice, d'ogni cosa.
L'Eroe sa, dice, la missione che ha da compiere.
L'Eroe sa, dice, per cosa è venuto qui sulla terra.
Perchè s'è fatto dall'uno il due e perchè dal due arde a raggiungere il tre.
Sa che la morte è la sua più grande compagna. Ch'egli nasce per morire.
Dalla morte genera vita e amore per suo fratello.
Sa che il quattro genera vita e amore per il Cosmo.
Dieci è la sua fine.

Lui mi parla. Mi racconta.
Ogni notte di Aletheia.
La città incantata,
a cui ogni Eroe guarda con ambizione.
Dice ch'ella è il vero Solido Platonico.
L'Arte Regia incarnata in un luogo sepolto.
E tocca allora all'uomo, all'Eroe, oltre varcarne il limite.

Egli è vivo e si corrode.
Egli è vivo e si nasconde.
Egli è vivo e mi chiama a compiere il mio cerchio.


"Vi Veri Veniversum Vivus Vici."



lunedì 4 marzo 2013

Зеркало | Zerkalo

La stavo aspettando da troppo tempo
e ho capito che non sarebbe mai arrivata.
Ho capito che era inutile
sentire, prestare ascolto,
se comunque la sua voce
mi avrebbe sempre chiamato col silenzio.
Io aspetto nei luoghi, attendo nei momenti,
ma vedo solo la mia immagine riflessa
in uno specchio di parole,
fatto di sentimenti, di proiezioni
e dell'immagine di ciò che vorrei avere.
Discendono per me le lunghe nebbie maestose,
percorrono con leggiadria lungo i colli toscani.
Li annegano e li riempiono,
nella loro vastità li sovrastano.
Penetrano le mie vie respiratorie,
ravvivano l'ossigeno che da cibo ai miei polmoni.
L'animo si nutre di forme, di apparenze
e di una sensazione di comunione con la solitudine.
E desidera tanto colmarla,
ma la sola attesa che dallo specchio l'immagine riprenda forma viva,
non basta a scioglierne i fiumi che bagnano giù a valle.
Servo allora il mio desiderio di solitudine,
il verde ingrigiato dei monti,
tra la foschia,
compensa questa mia vocazione di sentirmi libero.
Spezza le mie catene
e dona all'anima lo slancio più profondo
che da sempre invoca.
Ricordi il rintocco della campana nel mezzo della notte buia?
Là dove l'ombra e il silenzio facevano da servi alla malia della notte scura,
là dove le piccole luci facevano da cornice ad un'estrosa quiete,
ecco, questo è lo spiraglio di cui da sempre è in cerca l'anima mia,
il salto in quella realtà fatta dai sensi, in quella realtà oltre i sensi
in quella realtà in cui i sensi perdono ogni ragione,
in cui si perdono nel festeggiare l'eterno scorrere di ciascun istante.
Il campanile ha ancora scandito delle note per me,
edificando quest'oggi una melodia fatta di gioia
e assai festosa
nel celebrare il mio matrimonio
con il cielo e con la terra.
Mi ha accolto
e nell'oscurità ha acceso nuove luci
ad illuminare il mio cammino,
lasciandomi così disteso nel suo grembo
fatto di pietre,
di rocce e piccoli fili d'erba,
dandomi conforto tra la sua fiorente terra straniera,
offrendo un riparo al pellegrino poggiatosi sul muricciolo;
là dove la mia casa ha trovato la sua giusta posizione,
là dove la mia vista ha fatto buon pasto
nutrendosi dei fumi
lasciati al viandante
dalla verde terra gigliata.

Capire Tarkovskij...


venerdì 1 marzo 2013

Abraxas - Il Capo dei Cieli

E poi.. trovi Dio.
Così all'improvviso.
Quando tutte le cose decadono.
Quando ti senti solo, così solo che neanche l'illusione oramai basta a distrarti dalla più terribile delle sensazioni.
Ti sdrai in un letto. Ti contorci dal dolore. Stringi forte il petto.
E' lì che senti una morsa, una morsa intensa.
E' lì che la metafora s'è fatta realtà.
Senti stringersi la carne, senti esploderti il cuore, senti che qualcosa spinge dentro e toglie il respiro.

Panico | Silenzio.
Il tuo disegno ricorda adesso la posizione fetale.
E' quella a cui ricorri quando non hai più frecce al tuo arco.
E' la difesa tra le difese.. quando neanche l'intelletto sa più trovare soluzione.
Quando anche l'istinto percepisce che non c'è nulla da fare.
Non senti dolore. La tua mente è assorta, non sa cos'è il dolore.
Ti senti morire. Sul serio.
E anziché disperarti lo accetti. Ma all'improvviso ti rendi conto che non ci riesci.
Che stavolta è diverso. Che non è la solita commedia.
Il tuo istinto alla vita rema contro te stesso, ti spinge, ti sbotta, ti costringe.

Disperazione | Ascolto.
Non è la solita opera dalla melancolia. E' disperazione pura. E' dolore, solitudine, morte.
Va tutto oltre.
Oltre quello che vuoi fare. Oltre quello che puoi fare. Oltre ciò che riesci a fare.
E quando il destino ti spinge così tanto oltre.. è lì che scopri cos'è la vera paura.
E' li che scopri che tutte le tue pene non sono altro che espedienti per riempirti la giornata.
E' li che scopri che tutte le motivazioni, gli stimoli, gli scopi.. sono solo pretesti per non sentire la pura condizione umana confinata alla sadica solitudine.
Sadica perché conscia della propria appartenenza celestiale.
La solitudine accompagna la morte come una sorella. Non la lascia mai andare, neanche per un'istante.
Quando si muore si ha paura di morire e si ha paura di restare soli nel morire.
Devi spingerti oltre la solitudine, devi spingerti oltre la morte per capire.. per sentire! Che tutto ciò di cui eri convinto e che pensavi di essere non ti appartiene.

Morte | Fusione.
Pensi di aver sconfitto Dio, stavolta per sempre. Lo senti, sai che è così per te.
Pensi che sia affare che non t'appartenga, che sei tu solo il solo Dio qui presente, che conta tutto sulle proprie forze.
E capisci che mentre giochi come il bambino ad affrontare l'avventura, il vero grande genitore è sempre li che ti osserva e guida il mondo trascinando te.
E quando allora giunge il pericolo, quando il gioco si fa mortale, ecco che il genitore, la madre, il padre, crea la culla fra le sue braccia, pronto ad accogliere ogni tua paura, ogni tuo pianto, ogni tua lamentela.
Senti il legame col tutto.
Cogli ciò che ti permette di sentirti vivo.
Avverti ciò che ti permette di non sentirti mai solo, di amarti, di sentirti essere parte di un tutto.
Questo è Dio.
Dio è questo, Dio è congiunto col tuo Dio interiore.
E' il Pleroma Paradisiaco.
E' l'unione di Dio con Dio. In tutte le sue Emanazioni.

La paura, la morte, la disperazione.
Queste sono le porte.
Il silenzio, l'ascolto, il fondersi.
Queste sono le chiavi.

Terrorizzarsi e zittirsi.
Perdersi e ascoltare.
Morire e fondersi.

Basta stare fermi e sentire Abraxas che ci chiama.

the end of all things