venerdì 23 novembre 2012

The Ouroboros Is Broken

La mente umana è perversa. Per propria natura.

Forse è dovuto allo sviluppo della coscienza, del fatto d'esser consapevoli di vivere..
Ma sta di fatto che l'essere umano è per definizione perverso.
O che comunque la perversione fa parte della sua mente, con un buon livello di propulsione e forza libidica.

La dimostrazione più facile è riscontrabile nella vita di tutti i giorni.
Spesso e volentieri questa perversione sfocia nelle più svariate maniere e versioni, tra l'altro ben camuffate se necessario.
E' riscontrabile ad esempio nelle relazioni, o nel semplice "legarsi" alle cose che ci circondano.
E' un po' il famoso effetto droga che si ha sulle cose, o beh, ovviamente sulle droghe.
Ma in un certo qual modo tutte le cose, chi più, chi meno, fanno sfociare questa perversione, che, in sostanza, per la gran parte delle volte, è l'incarnazione di un puro atto di sano autolesionismo.
Ebbene si, questa perversione è del tutto e spensieratamente masochistica.
Se no, del resto, trattandosi in genere di cose positive a cui si cerca di tendere, non sarebbe tale attività definibile come perversa.

Di "Perverso" il mio fido dizionario etimologico online (*http://www.etimo.it/?term=perverso&find=Cerca") mi da "..lat. Pervèrsus che propr. è part. pass. di Pervèrtere: rovesciare, travolgere e fig. corrompere..".
E in fondo questa definizione quadra con la figura sopra indicata, di qualcosa che, ogni volta che si provi a tendere verso ciò che può creare beneficio, devia immediatamente la curva del "bene" in maniera opposta e parallela verso ciò che può indurre del "male".
Ciò avviene in ogni circostanza, in ogni tentativo di legame, o semplicemente approccio alle cose che si desiderano, alle cose che ci circondano. Avviene sempre in sostanza.
Basti pensare a tutte le illusioni che nascono ogni qualvolta si provi a stare con qualcuno e che ogni volta si palesano quando quel "stare con qualcuno" volge al termine.
Tutte le volte che ci si aprono gli occhi da quella patina meravigliosa che ci propone solo sogni e versioni dorate di ciò che è l'altro, di ciò che ci circonda in quei momenti con l'altro, e di ciò che è la nostra vita attualmente con l'altro, nonostante magari tante volte si è giunti al punto che ci si sente solamente prigionieri altrui e nient'altro che schiavi dei propri sentimenti.
Mi riferisco proprio a quegli attimi, quei microsecondi, che ogni volta prendono il sopravvento su tutto, nel momento topico in cui si è finalmente pronti con i bei discorsi e le frasi preparate a puntino per affrontare il nostro destino, attimi e microsecondi in cui tutto ciò che si è preparato, pensato e sofferto nei (magari) mesi precedenti, scompare... e lascia spazio solo a immagini di cose o persone a cui non è possibile assolutamente rinunciare.
Quell'esplodere di dopamina che praticamente divora il cervello, e ci spinge a volerne ancora di più e sognare che tutto ciò di cui si è "goduto" fino ad allora possa non smettere mai.

Sognare, non curanti, ovviamente, del fatto che, tutto ciò di cui s'è "goduto" fino ad allora, è da altrettanti mesi che non viene più alla luce.. ma lascia spazio, nei fatti, quelli reali, solo a tanta merda.

E allora perchè? Perchè se ogni qualvolta si impara la lezione, ogni qualvolta si riconosce che ci si sta solo pigliando per il culo, ogni qualvolta si riesce addirittura ad illuminarcisi sul fatto che tutto ciò a cui teniamo e che amiamo in quei momenti, non sono altro che proiezioni inconsce e totalmente endogene di ciò che noi vogliamo vedere di quella determinata cosa/rapporto/relazione, non si riesce mai a resistere a quegli attimi, quei "microsecondi" così densi?

Penso che la risposta sia proprio questa perversione autolesionistica.
Questa perversione e amore perverso della distruzione.
Amore per le cose che si degradano, si afflosciano, si decompongono.
C'è in ognuno di noi una (probabile) innata perversione per la morte e il decadere delle cose.
I media questo l'hanno capito bene, dato che ci propinano ogni giorno spettacoli sempre nuovi da adulare dalla perfetta comodità delle nostre poltrone.
Spettacoli che parlano di morti, massacri, suicidi, crisi, decadenze, paure, terrori, problemi, e, insomma, chi più ne ha più ne metta.
Però hanno ben centrato il punto. Ci nutrono in maniera piena e soddisfacente. Non c'è che dire.
Ma al di là dell'effetto globale e mediatico, c'è proprio una passione interiore per ciò che muore e che fa star male, ma ancor di più c'è una passione e un amore interiore per ciò che fa star male in particolare noi. Noi stessi.
Siamo così affezionati ed amanti di questa sensazione, di questo concetto anche, che non possiamo farne a meno.
E siamo così furbi, ingenui ed imbarazzati da questo concetto che siamo altrettanto abili a nasconderlo e a farlo passare sottopelle, in modo che risulti totalmente invisibile all'occhio intellettivo che determina alla luce il concetto che abbiamo di noi stessi.

E' una mistura perfetta. Pensandoci.
E' una mistura geniale, degna del più elevato demonio, devo dire.
Un fiume di perversione bollente, mascherato da una castità appannante che ci rende totalmente ignari di tutto ciò che avviene realmente dentro di noi e a nostro discapito ogni volta.

Eppure, il simpatico demonio, ha saputo pensare pure oltre!
S'è reso conto che comunque qualcuno avrebbe potuto sentire il puzzo che questa perversione, alla lunga, col suo scorrere, possa lasciare in giro, avrebbe potuto seguire la scia bavosa e sanguinante che si porta con sé, s'è ben accorto di rendere insospettabile e camuffare alla perfezione questo scorrere perverso e autolesionista a tal punto da nasconderlo al nostro occhio interiore, anche quando l'altrui persona riesca con gran audacia a farcelo notare!
Incredibile! Portentoso! Geniale!

Mi rendo conto allora, alla luce di tutto ciò, che deve trattarsi proprio di una caratteristica innata così ben radicata, che il bel demonio in questione solo in questa maniera abbia potuto incastrarla alla perfezione.
Dev'essere in sostanza qualcosa che, molto semplicemente, permea l'essere umano da dentro.
Un qualcosa che lo forma all'interno.
Un qualcosa di così portante e fondamentale d'essere paragonata a tutti i restanti lati caratteriali e fisici che vengono normalmente alla luce di cui tutti noi siamo al corrente.
Un qualcosa che, in sostanza, fa parte dell'uomo, della sua vita e che prende il ruolo di quella cosa della vita atta (e quindi UTILE) a farsi semplicemente del male. E' così, in sostanza, non c'è scampo.
Amiamo ucciderci lentamente. Amiamo soffrire e star male.

Ci si potrebbe soffermare e dibattere su questioni di educazione esclusiva riguardante la società occidentale o meno.. ma non ritengo sia questa la sede adatta.

Preferisco concentrare le forze sul tentare di concepire allora, vista la portante utilità di una tale funzione vitale, la funzione in cui si dirama e da cui deriva questo principio.

In sostanza penso che si tratti di un'intensa voglia di essere accuditi.
Di star male, soffrire, sentire le pene dell'inferno ed attendere realmente, con ardore, il momento in cui verremo ripescati e ricondotti con sane e calde cure sulla retta via dal nostro Salvatore di turno.
Ovviamente la parte del Salvatore non è mai endogena. In teoria lo sarebbe, ma forse qui entrano in gioco quei meccanismi educativi occidentali sopraccennati che, fanno di tutto per esternarla dal proprio contesto.
Dunque allora per la maggior parte dei casi, ci rimane soltanto una speranza di salvezza esterna.
Si tratta ovviamente, per la precisione, di una speranza, anche questa, totalmente inconscia.
Noi, consciamente, si è troppo concentrati sul lamentarsi e cercare soluzioni illusorie piuttosto.
Il resto del lavoro lo fanno i "sensi" e le pulsioni interne inconsce.
Sono loro che spesso ci guidano, come esemplificato più in alto in quei "microattimi".

E allora cos'è questo Salvatore?
Perché è così tanto necessario?

Il Salvatore può essere in realtà qualsiasi cosa.
Un Dio acquisito, un Dio rivelato, un Dio indotto per educazione, o semplicemente una cosa, una passione, un animale, o ancora ancora più semplicemente una persona.
Una persona che amiamo, una persona che ci è vicina.
Scavando a fondo nello scorrere personale degli eventi, in realtà, ci si rende conto che,  fondamentalmente, il salvatore, in genere, corrisponde con due figure ben delineate, ognuna con il suo ruolo per altro:
i propri genitori.
La verità più profonda è questa.
E' come se fossimo dei perenni bambini che hanno ancora il terrore intriso nelle cellule del corpo di muovere "da soli" i primi passi verso la vita.
E' come se sto continuo lamentarsi, o prima ancora, soprattutto, generare autolesionismo, sia sintomo di cure e accudimenti mancati (probabilmente negli anni più sensibili dell'infanzia) da parte dei nostri genitori.
Sono mancanze (o eccessi in alcuni casi) che ci portiamo poi per sempre, per tutta la vita.
Ce li portiamo dietro, per lo meno, finché non decidiamo con gran coraggio di liberarcene.
Finché non decidiamo con gran forza di volontà di rompere il cerchio che si viene ogni qualvolta a creare, in tutte le circostanze sopracitate.. cioè praticamente sempre.
Sono mancanze, quindi tendenze autolesionistiche, quindi lamentele (in cerca di accudimento genitoriale) che riempiono le nostre vite (talvolta l'accudimento ricercato viene impersonato dai sogni e le illusioni inscenate nei rapporti), ma che in realtà le svuotano.. le svuotano di cose, di tante cose, che potrebbero avere un impatto molto più realistico sulla nostra personalità.

Mi rendo conto che la perversione autolesionistica sia dunque potenzialmente inutile.
La sua funzione sarà innata, sarà endogena, ma qualcosa mi fa sospettare che forse forse, sotto sotto, sia semplicemente "indotta".
A questo, a dir la verità, non riesco, né posso, ancora rispondere.
Ma allo stesso tempo mi rendo semplicemente conto che i dati a mia disposizione indicano il fatto che viviamo in una società piena di stimoli del genere.
Ogni cosa che ci circonda è così ed ognuna delle nostre vite, nel suo evolversi, è così.
Ad ognuno di noi si palesano mancanze o lamentele. Ognuno di noi tende a farsi del male prendendosi semplicemente in giro, o addirittura rendendo concreti gli effetti negativi talvolta.

La verità, io penso, è che il cerchio si possa rompere. Ma che in fondo, per ciò che c'è dato vivere oggi, non sia un lavoro così immediato e semplice.



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