il silenzio, l'affanno,
il largo respiro.
Il fremito inarrestabile:
spasmi, dolore,
le mie gambe.
S'acuisce il petto,
estorce il respiro,
preannuncia l'implosione.
La fuga,
il tentativo superbo,
sfuggire al destino.
La prigionia
quell'attimo supremo
sull'anima mia sconfitta.
E il morire,
esaurendosi, contorto
a richiamo del rifugio fetale.
Ricomincia ad ogni episodio
narra la caduta,
e da capo esegue il proprio cerchio.
Poi si spegne,
e spegne con sé la vita,
lasciando solo un velo opaco ed insapore.
S'accresce il terrore,
l'angoscia
giunge la paralisi.
L'unica certezza
la scintilla,
è la solitudine:
enorme,
forte,
devastante.
La cecità dei sensi.
L'esplosione,
violenta,
assorbe in sé
ogni fatica.
Annega
in una scarica elettrica
indomabile.
La più grande calamità
giunge e fa
strage di innocenza.
Non c'è via d'uscita.
La paura prende forma viva quando l'Anima progetta il proprio omicidio.
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