giovedì 8 marzo 2012

Χίμαιρα - Il canto del Nichilismo

Io non credo di aver un senso.
Nessuno di noi ha senso.
Nulla ne ha.

E' la conclusione più probabile a cui arrivi quando giri in lungo e in largo l'universo per trovar almeno un qualcosa che riesca a permearti e riempirti in maniera utile, ferma, decisa, definita.
Qualcosa che ti faccia dire: "Beh, questo è così."

Niente.
C'è poco da fare.

E allora spaesato continui a cercare, cerchi una luce, un faro, una guida, un qualcosa che ti tenga appeso al mondo delle cose, al mondo della realtà, al mondo dell'esistente, a ciò che credi vero.
Un qualcosa che ti dia quella dannata certezza che le cose esistono, che ci sia almeno UNA cosa che esista.
Che di conseguenza grazie ad essa tu, in primis, possa essere certo di esistere.

Ma anche qui, ancora una volta.. giri a vuoto.

Penso che ogni individuo presente su questa terra, ogni santo giorno, non faccia altro che fare tutto ciò.
Penso che ognuno di noi, chi esplicitamente, chi implicitamente, non faccia altro che lottare contro una chimera irrealizzabile, che si presenta, ogni giorno, sotto tutte le possibili forme e diciture che lo scibile umano possa concepire. Magari si articola la cosa in maniera più complessa, magari si crede di realizzarla tramite più cose messe insieme o magari si trova la più bella, comoda e facile delle soluzioni nei dogmi... che di certezze, finte, ne danno anche fin troppe...
..sta di fatto che comunque sia quella certezza, vivida, assoluta, non arriva mai.
Penso che in fondo la vita di ogni essere vivente cosciente sia legata indissolubilmente a questa perfida catena ammaliante.
Penso che la scienza, l'arte, la religione, la mitologia, la politica, l'economia, l'intelligenza, il linguaggio, il definire, il capire, il controllare, lo scoprire, l'inventare, il sorridere, lo sperare, il costruire, il sognare, non ultimo l'amare!... non siano altro che diverse facce della stessa chimera che porta l'uomo ogni santo giorno a creare dio e a 'crearsi' Dio.
Penso che l'uomo riesca così tanto bene ad impersonarsi in questo ruolo, a definirlo, a dargli realtà concreta e sincera, da perdersi nel suo stesso inganno, da non rendersi conto che tutto ciò che definisce, parla, recita e venera, non è altro che merce di poco valore spacciata per il più prezioso dei metalli.
E penso che, ancor più tristemente, in fondo, all'uomo non resti altro che tutto questo, ogni santo giorno, per sentirsi vivo, per sentirsi esistere. Un ebbro e stupido perseverare nel mordersi la coda, nel girare intorno per ritornare sempre nella stessa posizione.
Penso che viviamo di illusioni, di cose da noi definite, da noi create e dalla nostra percezione poi idolatrate.

In fondo, si potrebbe dire, che c'è di male? Anche queste possiedono il loro valore.
Certo, lo stesso valore che un bambino possa dare ad un giocattolo che gli venga appena donato. Un valore immenso, incommensurabile. E' il più bel giocattolo e la più grande soddisfazione che egli possa richiedere dalla vita, da qualsiasi cosa.. questo è Dio, questo è amore, questa è pienezza, totalità, assolutezza!
Peccato che col lungo andare il bambino cresca e il giocattolo rimanga sempre invariato, ma non per lui, non per la sua percezione idolatrice.
Il bambino cresce, abbandona il giocattolo, lo conserva, lo priva successivamente di valore, lo impolvera, lo getta via, lo distrugge.
E questo meccanismo avviene successivamente per tutti i restanti anni di questa tenera ed ingenua vita, con tutti gli altri giocattoli che si ripresentano puntualmente ogni volta come i definitivi, come quelli che risolveranno una volta per tutte la nostra vita, le nostre paure, le nostre mancanze.
Risolvere la vita... ma cos'avrà mai questa vita da risolvere? Quali saranno questi possenti e tormentanti quesiti a cui bisogna necessariamente porre rimedio e dare risposta?
Penso che la risposta stia proprio nella domanda. L'uomo non riesce mai a concepire definitivamente nemmeno quali siano questi quesiti. Ed anche qui scatta sempre lo stesso meccanismo di sempre, fino allo sfinimento.
Trovi un quesito, lo risolvi, ti sembra che sia fatta e invece eccola li.. la piccola e subdola chimera pronta come sempre ad avvolgerci e far buon pasto delle nostre fievoli speranze.
Penso che alla fine si arrivi semplicemente a concepire che il problema stia proprio all'origine:
questa cazzo di vita non ha un bel niente da risolvere. Ne da porre quesiti, di conseguenza.

Ed è qui che l'uomo saggio capisce.
Ed è qui che l'uomo stolto continua la sua ricerca.
Ed è qui che non c'è stolto, non c'è saggio.



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