quando il busto scende giù così stonato,
e poi recupera subito al balzo ogni incertezza
ed il riso ancor certifica l'ebbrezza
come a un fiore il cui stelo si rivolta
guarda il cielo con la vista capovolta
e ogni cinta ed ogni passo chiedon tregua
ed il passante guarda a dio con ogni stregua
ma in ogni fase e in ogni scesa vi è bellezza
sicchè cielo, cinta e grado danzano con gran fierezza
in un circo in cui una stella fa da padrona
e pure il passante cala inchino alla dormigliona,
lei va per sogni, viaggi e dense sensazioni
che di tanto in tanto la separano dalle più semplici attenzioni,
eppur viaggiando tra gli intralci inesistenti
la leggiadria rimane sempre tra i suoi lineamenti
fa da insieme con le grazie già evidenti
giungendosi in un complesso di trame sorridenti
e quel canto il cui falsetto fa da bandiera
divien poesia per chi ode e s'avvede della bella avventuriera,
lei si muove in una danza onironautica
in cui cielo, terra e stelle si celebrano in maniera assai estasiatica
e chi dunque da bastone con gran cura le si avvede
si diletta e si ristora di ciò che le succede
esulta allora ogni senso in lui estasiato
per ciò che ai suoi occhi, con gran dolcezza e meraviglia, vien mostrato
una dama che in cuor suo è una principessa
e la cui danza più sbiadita riflette sempre un'eleganza da leonessa
"chi va con lo zoppo, impara a sviaggiare"
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