martedì 24 gennaio 2012

Delirio Mistico

La verità. Nient'altro che la verità.
Non oso chieder di più dalla vita.

Il problema è che a volte la verità è.. più verità.
Il problema è che a volte la verità è falsa, irreale.
Il problema è che a volte la verità cambia, come diceva Nietzsche.
Il problema è anche che a volte la verità si fissa. La verità si fissa e si impone e genera, prima o poi, disastri.
E allora cos'è la verità?
E' chiaramente una domanda che porta ad una grossa complessità di argomentazioni.
Tutt'al più al massimo la risposta classica è che ognuno ha la sua verità, o che questa è relativa.
Ma relativa a cosa?
Qualcuno direbbe ad ognuno di noi, qualcuno direbbe ai fatti, qualcuno direbbe addirittura al volere di Dio.
Bisognerebbe in effetti dare una definizione più precisa ad un termine che, forse, di definito non ha proprio nulla.
Ma andando per ordine..
Ognuno, dentro di se, possiede la propria verità, è vero. Ognuno, dentro di se, possiede una propria verità, è anche vero.
Ma è anche vero che questa vera verità anche per ognuno di noi è relativa. E' relativa al tempo. E' relativa allo spazio. E' relativa all'esperienza in una sola parola.
Probabilmente per ognuno di noi esistono più verità ogni volta, in ogni gesto, in ogni cosa che facciamo o viviamo.
Esistono più verità e sono tutte verissime, non ne esiste una meno veritiera dell'altra.
Il problema si pone allora nel fatto che ogni volta, in ogni gesto, in ogni cosa fatta, bisogna scegliere.
Bisogna scegliere qual è che vogliamo sia la nostra verità, in quel determinato attimo.
Talvolta questa scelta ci porta all'illusoria conclusione di aver trovato la verità "giusta", quella perfetta, immutabile.
Talvolta oppure la nostra scelta si tramuta in una verità falsa, che smaschera immediatamente i nostri giochi e ci riporta al punto precedente, ci fa regredire ad uno stato di incertezza.
In ogni caso, qualsiasi verità scegliamo, tra tutto il ventaglio di verità che abbiamo a disposizione, è in fin dei conti sempre quella esatta. Esatta, quantomeno, relativamente al nostro modo di essere in quel momento.
E' evidente sin da subito del resto, siamo noi a scegliere.. nessun altro al posto nostro, di conseguenza ciò che scegliamo, qualunque cosa sia, per noi, in quel momento, è "vero". E tale sarà finché la vita, le esperienze, i nostri istinti, le nostre maturazioni, ci porteranno a trovare una nuova verità. Cioè appena un attimo dopo, tecnicamente...
E così sia fino alla fine dei tempi, ogni giorno.

E allora cos'è questa famosa verità?
In fin dei conti tutto questo trambusto non ci rende ancora le idee tanto chiare.
Questa verità è assoluta o relativa quantomeno?
Io penso che l'unica verità che ci è concesso vivere durante i nostri giorni di vita sia data sia da una scelta assoluta che da una relativa, inevitabilmente.
Come detto sopra, avremo sempre tante verità da scegliere. Queste rappresentano la scelta assoluta. Sono tutte vere, hanno tutte lo stesso valore, potenziale, la stessa validità. Sono assolute appunto. L'una vale l'altra, non vi è disparità. Ognuna di queste ha la sua buona, giusta, concreta, valida, validissima opinione d'essere vera.
Eppure di queste scelte, come detto, ne prendiamo solo una. Quindi tutto il gioco si rifà ad una scelta relativa posta da noi, dall'insieme delle nostre sensazioni, miscelato a quello degli stimoli esterni.
E allora in fondo la riflessione più ovvia porta alla concezione che in fondo siano entrambe a stabilire il "vero".
Come a dire, l'importante è essere il più consapevoli delle scelte possibili da fare... per poi sceglierne una sola, quella "giusta". Quella giusta per noi ovviamente. Per quello che siamo in quel momento appunto.

Quindi in fondo lo stesso concetto si può spostare all'esterno e ad una porzione di individui maggiori di uno.
Anche qui esistono scelte e verità eterne o assolute. Come detto sopra, ognuno le chiama in modi diversi, ma del resto anche qui queste si pongono semplicemente come un tappeto di scelte differenti, generate da differenti origini, culture, educazioni, esperienze e così via. Tutte queste scelte, persino quella del volere divino delle cose, hanno il loro senso, la loro logica, la loro totale validità.
Ma allo stesso tempo ognuna di queste scelte comporta il conseguirne di un unica effettiva. Talvolta quest'unica è un mix di queste, ma è sempre una.. non riesce e non riuscirà mai ad inglobarle tutte, proprio perchè spesso l'una esclude l'altra.
E allora questa verità diventa un concetto molto complesso.
Un concetto molto lontano da ciò che la società occidentale concepisce come verità.
Un concetto dualistico, di duplice natura appunto, di due nature apparentemente contrapposte, ma in fin dei conti complementari, dinamiche, fuse in un'unica verità, per l'appunto.
Spesso questa concezione viene però difficile da mantenere durante la vita.
Premesso anche che spesso venga già difficile da apprendere e concepire come concetto, capita anche che quando si presentano certe esperienze durante la vita, talora viverle secondo questa duale concezione di verità, per chi è fuori allenamento, diviene più un desiderio utopico che altro. Anzi spesso e volentieri questo concetto scompare del tutto, viene buttato nel dimenticatoio, ci si lascia prendere dai sensi, dai propri principi, ci si inorgoglisce e si basano tante scelte sulle buone, care, sicure, eterne e immutabili stampelle che l'educazione (familiare, religiosa, societaria) ci pone. Tutto bene e nulla da obiettare se non fosse che queste stampelle spesso prevedono un approccio monodirezionale, che tende inevitabilmente a sfociare in quella verità fissata, superiore e immutabile che, come detto sopra, si impone inesorabilmente sulle altre.. riferendomi con questo termine sia alle altr-ui opinioni, sia alle altre nostre possibili (e magari anche più plausibili) scelte.
Talvolta la verità diventa fissazione, diventa un'ossessione, uno scudo crociato da esibire e portare in guerra.
Una guerra che, come tutte, porta solo decine di migliaia di morti. Sono delle morti di idee, di concetti, di libertà individuali o collettive. Sono comunque delle morti.
Ma in fondo anche in questo c'è del bene.
Qualsiasi dottrina (cioè insegnamento) che si rispetti è pronto a testimoniare l'importanza dell'atto della morte, cioè del cambiamento, durante la vita di tutti giorni e in ognuno di noi.
Da ogni morte c'è (quasi) sempre una rinascita. E di conseguenza una nuova consapevolezza.
E allora forse ogni tanto costruire dei totem a cui appellarci e appoggiarci, dei totem veri, forti e portanti, è in fondo necessario. E' necessario per distruggerli e convincerci che forse non erano così forti come pensavamo.
A volte questi totem prendono però possesso di noi, un possesso che può divenire anche totale per alcune fasi della nostra vita. Ci fa perdere in questa continua lotta e la nostra totalità psichica viene completamente dominata da un proposito che si trasforma in una condanna, ossessione ed una croce da portare talvolta tutta la vita.

In ogni caso ogni uomo non può fare altro che continuare la ricerca. In fondo è tutto questo che siamo noi.
Entità in continua ricerca. Una continua ricerca di un qualcosa che nessuno di noi in fondo sa cos è.
Qualcuno lo chiama Dio, qualcuno soddisfazione, qualcuno ideale, qualcuno verità appunto.
Ed è importante, ma anche fondamentale, che ognuno di noi possa esprimersi in questa ricerca in qualsiasi modo possibile, per giungere poi alla più probabile e incomprensibile conclusione che tutto quello che conta non sia il risultato vano delle nostre lotte, ma il godersi la ricerca in se.





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