mercoledì 16 ottobre 2013

L'Anatema di chinarsi a Nettuno

Poi arriva (in)giusto quell'attimo
in cui d'ogni cosa detta, fatta, percepita,
si fa un cumulo di macerie.
Tutto decade,
10 secondi per rendersi conto,
2 minuti per appurarsi,
altri 10 in cerca di verità,
poi allora quei pochi secondi di conferma.
Dunque le prossime ore sono tra lo sconcerto
e l'apprensione
di qualcosa che, non è ben chiaro come possa essersi verificata.
Rivelarsi in tal maniera, è un più che certo segno di un destino
che si diletta a prendersi gioco di se stesso, di raggirarsi
ed inseguirsi in un succedersi di apparizioni, immagini,
scorci rapaci,
o di manifestazioni idilliache, quasi fiabesche,
per poi infine riconcretizzarsi nella rotonditudine giornaliera,
quasi a testimonianza che allora tale miracoloso diletto è possibile
ed ha faccia altresì dura e concreta.
In un attimo, un solo attimo
ogni fatica è perduta,
dismessa nell'oblio,
nell'oscura rimozione, che va facendosi, a dir poco forzata.
Vani pure i tentativi, in disperata agonia,
di un'audace ricerca
dei mezzi perduti e degli appoggi edificati,
per scovare la chiave, quell'appiglio,
che all'attempata memoria avrebbero consentito redenzione
per tali peccati.
Così si conclude e si sfalda un cerchio
volto a sfatare il mito, il tabù,
e il qualsivoglia insfatabile,
rompendosi ad un tratto
come un elastico che, in fin dei conti,
troppo ha esteso il proprio corpo
e che troppo oltre s'è spinto nel volersi muovere e colonizzare
nelle terre più aspre,
ed impervie,
che la vita avesse potuto concedergli.
Il punto morale,
la voragine, è sempre aperta,
e chiama a gran voce nel risucchio di qualsiasi anima eroica
assorta in campagna di guerra,
riduce tutto alla solita sevizia, fatta di ricordi ed olezzi
di una storia che non si degna a metter fine.
Basta un gesto e il cesto
si rompe.
Ecco che allora giunge in tono squillante
la cantilena che inneggia all'ignobile sconfitta
ed alla condizione di eterna dipendenza
e di spettanza
ad un ceppo solido di mancanze,
e sinecure
di cui l'esistenza ha sempre fatto a meno
ed enfatizzato a gran voce la pura ed assoluta inesistenza.
Non è il gesto, non è l'attimo,
ma la condizione di un'eterna ostinata resa
nei confronti di una chimera mai destinata a slegarsi:
la consapevolezza,
l'Anatema di chinarsi a Nettuno.


"It's cold I'm afraid
It's been like this for a day
The water is rising and slowly we're dying
We won't see light again
We won't see our wives again"

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