sabato 4 gennaio 2014

Il Barone Decadente

L'insano amor proprio del non voler guardare al di sotto del proprio naso.
L'invisibile sfrontatezza del non reputar nulla all'altezza di me.
È così che si compone realmente la tua malattia.
Di ciò si nutrono le costernanti pastorizie della tua immobilità.
Come un barone sfuggente, per te, e te soltanto, provi amore e vanità,
null'altro ti schiara la mente, e di poco frutto ti si infervorano passivamente le membra.
E falci e falci ancora povere anime che nulla tengono e che ancora, innocenti,
si muovono alla ricerca di se stesse, un po' goffamente, un po' circumnavigando isolati
che col tempo allungano ancor più la loro sofferenza, anziché convergere alla ricerca di una sublime verità.
Dell'odio e dell'invidia ti fai ira e scudo, nelle più avverse condutture
che di tangibile e di sicuro ben nulla han da mostrare.
Ma di tal genocidio ed imbottita mietitura tu ti ferisci, o' mio giovane rampante,
poiché t'imbevi tutto d'un sorso che ottenebra le menti, che le rende ancor più acide
ed un po' troppo petulanti.
Da qui ha inizio la tua tortura, poiché dell'insistente domanda e della rigida richiesta
fai sia un mantra che rinuncia alla retta vista, per ciò che sei, e per ciò che con dote porti in grembo.
Da qui scatta la rinuncia, l'oppressione, la dispersione, di quel che rendi amato,
di quel che dovresti amare e di quel che sarebbe ancora da innamorare.

Un signore d'altro tempo, un signore di un tempo forse mai esistente.
Ecco cosa raccontano i tuoi passi, scorgendosi l'un l'altro in una sinfonia ammaestrata,
riconducibili ad innate sincronie, anacronistiche ed inconcludenti,
che d'indegno candore trasudano ad ogni mossa.
Così ti conducono i tuoi passi, laddove non v'è spazio per esistenza alcuna,
in un tempo assai tiranno, col suo fervore frenetico e irascibile,
e per chi lo elude assai iracondo;
funesto adesso, e infausto, col distinto passante e con la sua leziosa leggiadria
ed il suo tepore atavico nello scorgere di bellezze e di canti,
che dovunque ancora si rifugiano impauriti e un po' annebbiati
nell'oscurità d'un luogo in cui nemmeno la loro fine essenza giustifica il debito posto,
spogliata del proprio grido dall'immane scempio di arretratezze.
Qui signore, ti fai servo, povero della tua aristocrazia,
di cui sto mondo non sa più che farsene, poiché piena di fermezze
di cui i più sacri ardori qui si arrendono all'esser vezzi.
Ritorni dunque sconfitto suoi tuoi passi,
ancora fieri e degni del loro rango di maestri,
ancora emananti tutto lo splendore di ciò che palpita tra i tuoi denti,
proiettati tra i sogni e gli ideali, che ad una bieca luce portano adesso i tuoi portenti.

Torni, gentile signore, ad accenderti in un tempio, circoscritto e disilluso,
illuminandoti sul tempo, nel riconoscerti come un intruso.
Cerchi parte al tuo mestiere, spingi e muovi forze
lungo cunicoli offuscati,
scegli di batterti per gioco o per un debito d'orgoglio,
muovi con enfasi le tue membra per risvegliare il più intricato dei desideri;
ti risvegli,
segregato, sepolto, riposto, all'interno del tuo morboso scrigno.
Scorri,
tra inutili ere perdute senza alcun ritegno,
in visioni mai compiute, ma sempre più innalzate
a virtù inconfessate, contrastanti, e non viventi,
nel loro più profondo ribollire, nel sangue e nelle ossa,
di quella supremazia che si è arresa al suo unico vero colpo.
Non v'è tempo e non v'è spazio, adesso, per le tue doti sincere,
dove il tempo chiama l'attimo della rottura,
dell'innalzarsi fino a rompere l'uovo,
del patimento, da cui levi il calice colmo del tuo stesso sangue,
inacidito e ristagnante, dal poltrire delle membra,
colmato però adesso, delle più pregevoli fioriture
ricercate ansiosamente all'atto vivo del folle gesto del divenir mondo,
corrose dall'interno, per dissolverti nelle ceneri brune più sottili,
consapevoli del risveglio al balzo lucente dell'araba fenice.

Ti guardi o' fragile decadente,
ma della tua coppa rigetti indifferente.
Dormi o' debole pezzente,
e dei tuoi liquami ti assopisci dolcemente.

Ti ringrazio per tutti questi colloqui interessanti.


Nessun commento:

Posta un commento