domenica 19 gennaio 2014

Il Manifesto contro la Scienza - Cap. 2: La Scienza come Morale

Così si riduce lesto lo scempio ad un insensato e dozzinale professo di Morale Scientifica, latente, uniforme e potente, così da poter giungere all'onnipotente, ed onnipresente, protezione da ogni errore fatto, commesso, concesso, e d'ogni qualsivoglia scelta sbagliata, errata od addirittura non prevista!
Colui e colei non conformi a tal vezzo ed, ahimè, olezzo, non son degni di goder di siffatto privilegio di cultura, né di rifletter la propria luce in verità alcuna, poiché indegni, ed in ciò disonesti, di una coperta di così tanta premura e calura, che l'essersi fatta un po' corta a lasciar scoperti entrambi i piedi, diviene un bel mezzo di giustificazione ed impotenza umana, dalle più note e puerili forme, del lasciar, in fondo, del tutto al buon caso, e dunque al mistero, la vera incombenza di dar credito alla presunzione divina e divinatoria, d'un mezzo e d'uno spargimento di proposte veritiere, che di vera e sincera attribuzione non fan alcuna concreta pretesa.
Così l'incomodo vissuto, scosceso e sconnesso, di ogni esperienza individuale, trova forma, ed abbozzati contenuti, nel collettivo, laddove si riveste di un comodo e sordido appiglio, dove si ramificano i contenuti e dove si riversano formando una tela, che incrocia i quadranti e le tortuose connessure, da render chiara, calda e sicura, ogni isteria nascente, tanto da spegnerla sul nascere, anche quando codesta possa invece fluire dal proprio bozzo e prender luce e consapevolezza, tramutandosi in una morfologia splendente e delle proprie profondità più acute illuminante.
Il tutto si smuove nascosto alla diurna lucentezza, nell'oscurità e nell'estendersi dell'ombra di un mito e d'un idolo da crocifiggere quale esempio salvifico del sacrificio e dell'impegno del povero raziocinio, che tutto impettito s'affanna ogni dì alla ricerca delle sue cose, del metterle insieme e del tenere unita una carrozza i cui cavalli si muovono ognuno in differenti direzioni, che tirano e assottigliano le redini fino a ridurle a miseri filamenti così che neanche un ago riesca a vederne le punte al buon proposito di lasciarle entrare nella propria cruna. S'affanna dunque il raziocinante alla ricerca di mezzi, contese e pretese che gli consentano poi di erigersi e mostrarsi fiero e dominante della sua parabola di scoperta e di interezza, sì potente lui nel dettare le leggi più generiche e approssimate, che dietro il dogma della superba appariscenza si trasformano nelle più tenaci tavole che qualsiasi Mosè abbia mai veduto, e nei comandamenti più imposti e moralmente dovuti cui egli stesso abbia mai prestato lettura.
Il tutto rassomiglia, tinto della più subdola ricchezza, ad uno schema schematico e dogmatico già visto e già vissuto, già colto e già dovuto, e subito, da tutta un'intera generazione, o ancora, di una schiera di secoli di colonizzazioni e guerre profetiche, che di vero, serio e concreto, nulla han dato risvolto e soltanto di ignoranza e disperazione, nonché chiusura e disillusione, han condotto lo spirito delle migliaia di anime perdute, sia prima, che durante, che, ancor più tristemente, dopo, per tutte le generazioni a venire.
Ci si rinchiude allor dunque in meccanismi ancestrali che mutano la propria forma di volta in volta, ma che mai degenerano la propria sostanza, nello scorrere dei secoli, fino ai giorni più primi, in cui l'atavica consapevolezza di una cura, e sterminata protezione, portano giovamento al dolce e giovane uomo, colpevole di cullarsi troppo tempo in un susseguirsi di leggi che gli permettano mai di pensare troppo, in teoria, ma di pensare invece oltre ciò che gli sia dovuto in sostanza, e di perdersi ordunque nel mai vivere seriamente, ed ancor meno concretamente, ciò che la vita gli concede, ma anzi ancora più di nascondersi e perdersi in un nichilismo mascherato da comprensione e fruizione della vita stessa!
Tutto ha principio dovuto alle più infime premure ed alle più inconfessabili paure che l'uomo medio al di sotto del proprio naso ben nasconde, e ben si guarda dal voler affrontare, e che al di sotto del proprio petto spazza via, come si fa coi cumuli sotto al tappeto, così da perdersi in un mare di dimenticanze, in cui si perde l'atto per cui la Scienza stessa nasce, il motivo per cui essa di ontologia si tinge, ed il proposito per cui dell'amore per la vita essa si spinge, ritrovandosi poi un po' troppo in fondo, al punto in cui non ci sia più nulla da guardare, né tanto meno qualunque cosa da affermare, se non un vano accostamento di teorie ed evidenze così vaghe da disperdersi in un oceano di probabilità, che vengano elette a sicurezze, in un momento in cui esse restituiscano più nefandezze che inoppugnabili verità.
Giungi qui o' pretenziosa megera, come una legge, come una salvezza che di salvifico ha solo l'illusione, la concretezza, la protezione, che si può dare a qualsiasi legge, religione, dogma o qualsivoglia morale possa essa realmente portare. Così come la più infima morale sei il velo di maya, che ad ogni uomo è stato posto negli anni della più sensibile giovinezza, in quel tempo in cui d'ogni parola si costituisce l'essenza, di ciò che si è e di ciò che si diverrà, nel momento in cui ad un certo tempo in verità vi diremo che cosa vi è di giusto e cosa di non corretto nel nostro restare, e nel nostro credo, tale da spenderci in battaglie ed in insostenibili fatiche, costateci una vita di disillusioni perdute e sperdute, nella continua ricerca di una coda che, in fondo in fondo, siam consapevoli che non riusciremo mai a morderci.
Come una tra le più potenti droghe stupefacenti, alieni quindi il povero ingenuo in un incantevole tunnel fatto di sicurezze circoscritte e mai curanti di ciò che le circonda realmente, mai aperte nella loro membrana a lasciar giostrare la propria chimica, ma ancor più barricate da castelli, mura e colonne in avorio, pur di proteggere le proprie mancanze, all'interno di un mezzo, di un meccanismo, che è un teatrino dei più illusi, consumatosi adesso come verità inoppugnabile per tutte le povere anime che vi si concedano, ma ancor più vile (delitto ancor più grave!) per tutte coloro che vi si debbano concedere a forza, così che chi voglia eluderle è costretto alla fuga da un sistema ormai impregnato di tali congetture fino all'osso, fino a farne matrice primaria per tutte le più ingannevoli direzioni, ma anche per quelle credute sincere e preservanti, innovative e volte al benessere comune di tutti coloro che vogliano, e dunque debbano, usufruirne.
E' l'assassinio, ancor meglio, per tutti coloro che vi si schierano contro, che cerchino nelle proprie iniziative, o di più, nell'unione delle più meritevoli esperienze, informazioni, strategie, pianificazioni, e perché no, "sperimentazioni" delle leggi più avvedute, e nell'unione ancor dei pezzi combacianti, escludendone quelli non pertinenti, di trovare una più modesta ma sincera conclusione per ogni attimo e ogni briciolo d'esistenza che si possa porre loro d'innanzi, nel concedersi alla consapevolezza di un insieme di esperienze e di eventi, dettati da più vedute, soggettive, personali, altrui e quindi dunque anche d'oggettive fenditure e fatture, nonché cognizione, per riassumere la sapienza di talune delle parti di un intero puzzle che forse mai riuscirà a racchiudere i loro intenti, ma che per certo concederà loro la sapienza più sublime, se solo essi vorranno, del comprendervi di ciò che c'è da capire, quell'ineccepibile consapevolezza sfuggente del divenir uomo e dell'erigersi a superuomo in ultima sorte.

Adel Abdessemed - Décor


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